La bestia, così chiamano l’imponente macchina di propaganda messa in piedi da Salvini per diffondere le sue idee nonché una certa mole di fake news.
Ne parlavano ieri sera alla 7 durante il programma della Gruber dove era ospite Monica Cirinnà reduce dall’ennesima campagna di odio nei suoi confronti.
Si parlava della necessità di scrivere una legge che permettesse sia di riconoscere gli odiatori (o leoni da tastiera) o, in alternativa, che ponesse le grandi piattaforme social come Facebook e Twitter di fronte alle loro responsabilità su quello che viene pubblicato sui loro network.
Tra le tante proposte la più intelligente mi è sembrata quella di imporre ai social il riconoscimento di coloro che si iscrivono sulle loro piattaforme (anche in maniera retroattiva) attraverso il caricamento di un documento di identità da fare all’atto dell’iscrizione.
Questo permetterebbe di eliminare immediatamente un sacco di profili fake e allo stesso tempo di individuare ed eliminare immediatamente i bot che contribuiscono in maniera impressionante alla diffusione di notizie false e di messaggi d’odio.
Non solo, permetterebbe di individuare con immediatezza gli odiatori e di procedere legalmente contro di loro senza le lunghissime trafile alle quali sono costrette le autorità per accedere agli account di coloro che vengono denunciati, spesso account fasulli e usati unicamente a scopo d’odio.
Intendiamoci, non è facile fare una cosa del genere. Le grandi piattaforme social non hanno sede in Italia e non sono quindi soggette alle leggi italiane o europee. Anche per questo motivo non rispondono di quello che viene pubblicato sulle loro piattaforme (credo con l’eccezione della Germania che applica multe salatissime a quei social che non controllano quello che viene pubblicato sulle loro piattaforme).
C’è poi il discorso, non secondario, della cosiddetta “libertà di impresa” per cui ogni imprenditore è libero di applicare le proprie regole alle proprie “creazioni”, anche se condizionato dalle leggi locali che però cambiano da Paese a Paese.
La soluzione più logica (oltre a quella sanzionatoria applicata in Germania) sarebbe quella di una legge europea più che nazionale.
Una legge europea che costringa le piattaforme social a identificare che si iscrive avrebbe senza dubbio un altro peso e unificherebbe le legislazioni nazionali, anche se sono sicuro che non mancherebbero coloro che si oppongono, magari con la scusa della privacy o, come detto prima, della cosiddetta “libertà di impresa”.
Tuttavia andrebbe considerato che oggi i social sono diventati qualcosa di più di una semplice impresa. Il loro uso massiccio per veicolare idee politiche li rende di fatto “parte attiva” nella politica degli Stati, senza considerare che sono diventati quasi l’unico “aggregatore” di notizie a livello globale il che li rende spesso un veicolo importante anche per le cosiddette “fake news” che così tanto hanno condizionato le politiche nazionali.
Può una scelta del genere fermare totalmente “la bestia”? Probabilmente no anche perché buona parte dei bot viene da paesi come la Russia o la Cina che non hanno alcun interesse a implementare leggi sulla chiarezza. Però può fermare o limitare gli odiatori.
Io ho preso come esempio la Bestia salvinista perché in questo momento è quella che in maniera più evidente (almeno in Italia) mostra le potenzialità che possono avere i social nel veicolare messaggi politici o di puro odio, ma oltre alla creazione di Salvini ci sono decine di “bestie” in tutto il mondo che usano le stesse identiche tecniche e che hanno condizionato pesantemente la vita politica di interi Stati, a partire dalla Brexit fino alle elezioni americane che hanno portato all’elezione di Trump.
Non è difficile fermare la bestia, serve solo la volontà di farlo.