Fino a qualche mese fa il maggiore motivo di preoccupazione per chi si occupa coscientemente di Medio Oriente era rappresentato dall’attivismo espansionista dell’Iran.
E forse è ancora così, almeno per chi come noi tiene alla salvaguardia dell’unica democrazia in Medio Oriente, Israele.
Tuttavia c’è un pericolo che negli ultimi tempi si è fatto sempre più incombente e pesante e che non riguarda solo Israele ma l’intero occidente: la Turchia di Erdogan.
Lo scorso 28 gennaio ho spiegato, sempre su RR, i motivi per cui ritenevo che in prospettiva la Turchia fosse più pericolosa dell’Iran. Da allora gli avvenimenti accaduti non hanno fatto altro che confermare questo mio timore.
Erdogan si sta muovendo a 360 gradi nello scacchiere mediorientale e in quello nordafricano. Occupa una parte della Siria, si è intromesso pesantemente in Libia arrivando persino a minacciare l’Europa che pochi giorni fa ha raggiunto un nuovo accordo sull’embargo di armi alla Libia affermando, con la tipica prepotenza della Fratellanza Musulmana, che la UE «non ha alcuna autorità per prendere decisioni sulla Libia».
E quale autorità ha Erdogan per prendere decisioni sulla Libia? Dal punto di vista del Diritto Internazionale nessuna, dal punto di vista islamico ne ha tutta l’autorità.
Ed è questo il punto che, a mio modestissimo parere, sfugge ai tanti “bravi” analisti occidentali che quotidianamente si interessano di Medio Oriente e delle “imprese” turche.
Tutti (o quasi) continuano a considerare la Turchia come un Paese moderato, come “un ponte tra Islam e occidente”, compresi (purtroppo) molti importanti personaggi dell’Unione Europea.
In tanti ancora ritengono di poter tenere a bada le smanie di grandezza di Erdogan con il miraggio di un ingresso della Turchia nella UE. In tanti ritengono che Ankara possa essere il “trait d’union” tra il mondo occidentale e quello islamico.
Il problema è che Erdogan non ragiona così. Lui ragiona come un perfetto Fratello Musulmano: quello che è islamico rimane islamico e nessuno ha il diritto di intromettersi.
L’adesione di Ankara alla UE è per lui un modo di incrementare gli scambi commerciali e di rafforzare il “fronte islamico” in occidente, non quello di rendere la Turchia “più occidentale” come alcuni indefessi sognatori continuano a credere.
Erdogan ragiona esclusivamente con una prospettiva islamica, anzi, ragiona esclusivamente con la prospettiva della Fratellanza Musulmana. Non gliene importa nulla di “occidentalizzare” la Turchia.
Ora, per mettere concretamente un freno alla prepotenza islamica di Erdogan occorre comprendere tutto questo, occorre comprendere quali sono le vere intenzioni del nuovo califfo islamico che ha preso a tutti gli effetti il posto di Abu Bakr al-Baghdadi. Ma soprattutto occorre comprendere come ragiona.
Qualcuno pensava che Erdogan usasse la retorica islamica e quella dell’impero ottomano solo per portare a se i voti dei radicali islamici turchi. Invece no, lui ragiona proprio così e con se ha la maggioranza del popolo turco. E chi non è d’accordo viene epurato senza tanti complimenti. Questo lo rende estremamente pericoloso.
Ieri il Presidente del Parlamento del Montenegro, Ivan Brajovic, si è recato in visita ad Ankara dove ha incontrato il Ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu.
I due hanno ribadito che Turchia e Montenegro hanno gli stessi obiettivi in politica estera. Per l’Europa dovrebbe essere un importante campanello d’allarme visto che il Montenegro è tra quei paesi balcanici e islamici che hanno chiesto l’adesione alla UE.
Eppure nessuno sembra preoccuparsene, nessuno a Bruxelles pensa che sia arrivato il momento di mettere un freno alle manovre spregiudicate del capo della Fratellanza Musulmana.
È un errore che potremmo pagare molto caro se non poniamo subito un freno alle politiche turche in Medio Oriente, Nord Africa e persino in Europa. Prima a Bruxelles se ne renderanno conto e meglio sarà per tutti.