Primi anni duemila, sotto uno dei pochi alberi di uno dei campi profughi di Lira, in Uganda, un maestro sta finendo di spiegare agli attentissimi scolari la storia del nazismo e perché è stata così distruttiva per il mondo. In alcuni momenti traduce in Lango quello che dice un giovane americano membro di una ONG che lo affianca nella lezione il quale a un certo punto tira fuori una definizione da me mai sentita prima: “politica di Braunau am Inn”.

Exif, nord Uganda. Foto di Cooperazione e Sviluppo
Rimango un attimo sorpreso da quella strana definizione mai sentita. Lascio che finiscano la loro lezione senza disturbare poi li avvicino e chiedo loro: «scusatemi, cosa è la politica di Braunau am Inn?».
L’americano mi guarda sorpreso che non conosca quella definizione. «È la politica dei mediocri che usando dubbie strategie di comunicazione e usando la paura insinuata nel popolo, riescono a prendere il potere», mi risponde.
Vede che ancora non capisco e allora approfondisce. «Il termine “politica di Braunau am Inn” deriva dal nome del villaggio dove nacque Afolf Hitler, un uomo mediocre, poco intelligente ma che riuscì a conquistare il potere in Germania grazie ad una campagna di paura, di demonizzazione del nemico, del diverso e degli ebrei, e grazie a uno spirito fortemente nazionalista».
Ammetto che non sapevo il nome del villaggio dove è nato Hitler e rimango persino stupito nell’apprendere che in Africa, in un povero campo profughi, un maestro qualsiasi spieghi la storia del nazismo ai propri alunni come un esempio di politica distruttiva e la paragona alla loro situazione.
L’Uganda in quel momento vive una sanguinosa guerra civile e sinceramente non capisco bene se il maestro paragoni la politica di Braunau am Inn al ribelle Joseph Kony oppure al dittatore ugandese Yoweri Museveni. In ogni caso, calza a pennello a tutti e due.
Per molti anni ho dimenticato quel vero e proprio insegnamento, per molti anni la “politica di Braunau am Inn” è rimasta nascosta tra i meandri dei miei ricordi senza mai emergere. Sinceramente pensavo che quel “episodio della storia” non potesse ripetersi in un Paese europeo proprio perché ci siamo passati, perché in quella trappola ci siamo già caduti.
Poi è nato il Governo Lega-M5S e improvvisamente mi tornano in mente le parole del maestro ugandese e del suo collega americano, di quando parlavano di «mediocrità al potere» e di come istruissero i bambini sulla pericolosità di una politica fatta di demonizzazione, di individuazione di un nemico unico, una politica fatta di false informazioni, quel particolare sistema di informazione reso celebre da Joseph Goebbels e ancora oggi applicato in maniera sistematica.
Non siamo sicuramente al punto della “politica di Braunau am Inn” raggiunto il secolo scorso e che il bravissimo maestro raccontava ai bambini, non siamo all’inizio di una nuova era nazi-fascista, credo tuttavia che siamo ormai addentro a un’era dominata da politici mediocri e incapaci ma con un enorme seguito che legittima le loro idiozie e le loro malefatte.
Perché è questo il problema: hanno seguito, sono legittimati dal consenso, sono considerati “ottimi politici”, le loro idee fanno breccia come sempre succede quando tutta la politica si concentra unicamente sulla ricerca del nemico, di qualsiasi nemico purché ce ne sia uno.
Goebbels diceva che «occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse».
Ecco cosa crea consenso, il continuo mettere in circolo nuovi argomenti fatti diventare così virali da annebbiare tutto il resto. Non è quindi una linea politica a creare consenso, a qual punto la mediocrità verrebbe fuori. No, a creare consenso è una realtà alternativa che si basa sulla percezione e non sulla realtà, si basa sull’induzione a far credere che esista un pericolo imminente anche se quel pericolo non c’è.
È quella “politica di Braunau am Inn” che conoscono anche nell’Africa profonda ma che a noi, sebbene dovrebbe essere famigliare, continua a sfuggire.