È in momenti storici come questi che si nota la pochezza politica dell’Unione Europea. Mentre in Afghanistan l’occidente si arrende miserevolmente all’islamismo talebano, mentre l’Iran è a un centimetro dalla bomba, la Turchia espande la sua influenza a tutto il Mediterraneo e gli unici che contrastano tutto questo sono gli israeliani e pochi paesi arabi, l’unica cosa che è in grado di fare l’Europa è pensare a come faranno a far entrare e redistribuire poche migliaia di profughi afghani.
Non mi si fraintenda. Non intendo sminuire l’importanza di mettere in sicurezza coloro che nel califfato talebano rischiano la vita, ma dedicare intere riunioni a questo quando tutto intorno il mondo civile crolla sotto i colpi della sciabola islamica è davvero politicamente miserevole.
Lo scorso mese di agosto il Ministro degli Esteri israeliano, Yair Lapid, è volato per la prima volta nella storia in Marocco è ha mostrato all’Europa come si combatte l’estremismo islamico.
«Quello che stiamo creando qui, e quello che abbiamo creato negli ultimi mesi, è essenzialmente un asse politico», ha detto Lapid in quella occasione ai giornalisti giunti numerosi e giustamente curiosi.
«Pensatelo come una sorta di alleanza composta da Israele, Marocco, Egitto e Giordania alla quale in qualche modo si possono aggiungere anche Cipro, Grecia, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, tutte le nazioni che sono religiosamente moderate con un potenziale economico davvero illimitato… Un’alleanza di vita di fronte all’alleanza di morte dell’Iran, dei suoi emissari [e dei regimi fondamentalisti…]».
Ecco come si muove il Medio Oriente di fronte alle sciabolate islamico-estremiste talebane, iraniane, pachistane e turche, si coalizza per essere più forte. Supera decenni di pregiudizi e compone una alleanza politica in grado di contrastare politicamente e militarmente l’espansionismo islamista.
Tutto questo non avviene in Europa. Anzi, nemmeno ci pensano a quello che sta avvenendo nel Vicino e nel Medio Oriente. Sono così concentrati a scannarsi gli uni con gli altri per la redistribuzione di poche migliaia di profughi, che perdono di vista i problemi essenziali.
Come si ferma l’espansionismo islamico dell’Iran e della Turchia? Cosa possiamo fare per evitare che tra le migliaia di aventi Diritto alla protezione umanitaria si nascondano terroristi e spie?
Questi sono i problemi che dovrebbero discutere e affrontare a Bruxelles. Poche migliaia di profughi non possono e non devono essere un problema che divide.
Il momento è storico perché i cambiamenti che stanno avvenendo in Medio Oriente sono tali che influenzeranno gli accadimenti futuri nel brevissimo, nel breve e nel medio termine anche e soprattutto in Europa.
Non possiamo perderci dietro ad assurde discussioni divisorie per poche migliaia di profughi quando la sciabola islamica si sta abbattendo sul nostro collo e non possiamo più contare sugli Stati Uniti, ormai stanchi di fare i poliziotti del mondo civile.
In questo momento storico ci sono tutte le condizioni per lavorare seriamente ad una vera Unione Europea, ad una vera politica estera comune e, soprattutto, ad un vero esercito europeo in grado di difenderci in maniera reale dalle minacce che si presentano ai nostri confini.