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Perché votare il riconoscimento della Palestina è un errore

Franco Londei
Franco Londei 20 Febbraio 2015
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L’altro ieri si è diffusa la notizia che il Parlamento italiano si accingeva a votare il riconoscimento dello Stato di Palestina, decisione poi slittata non si sa bene a quando. Ma è solo questione di tempo, il provvedimento è solo rimandato. Ora io vorrei spiegare alcuni motivi per i quali votare un riconoscimento unilaterale della Palestina è un errore gravissimo, un errore capitale per uno Stato democratico come l’Italia.

Primo motivo: quale Palestina? – La Palestina ha confini piuttosto labili (per non dire inesistenti) ed è chiaramente spaccata in due tra Cisgiordania e Striscia di Gaza. Un accordo si era raggiunto con gli accordi di Oslo che però l’allora Presidente della OLP, Yasser Arafat, fece di tutto per demolire dopo averli accettati in quanto praticamente concedevano ai palestinesi ogni loro pretesa. Nella cosiddetta Palestina attuale esistono due governi, uno illegittimo, quello di Abu Mazen in Cisgiordania, e uno terrorista, quello di Hamas nella Striscia di Gaza. Quindi, quale Palestina si intende riconoscere? Quella di Abu Mazen o quella di Hamas? Questo punto non è chiaro.

Secondo motivo: quale Governo in Palestina? – Ora, nel momento in cui si riconosce uno Stato oltre a dar per scontato che abbia confini ben definiti (e non è il caso della Palestina) si da per scontato che abbia anche un Governo. Come ho detto sopra ci sono però due governi, uno illegittimo (il mandato di Abu Mazen è scaduto il 23 novembre del 2008) e uno terrorista. Con quale Governo si intende riconoscere la Palestina? Quello terrorista oppure quello illegittimo? Anche questo punto non è chiaro.

Terzo motivo: quale forma di Governo? – Ammesso che si decina per uno dei due governi, si suppone che tale organismo governi in base ad una Costituzione o a uno statuto. Ebbene, non ci risulta che ci sia una Costituzione democratica né nel Governo in Cisgiordania né, tantomeno, in quello di Gaza. In compenso abbiamo due statuti su cui si basano i due Governi, quello di Fatah e quello di Hamas. In entrambi gli statuti non solo non c’è alcun cenno a forme di governo democratico ma, sempre in entrambi, uno dei principi cardini (ben evidenziato) è la distruzione di Israele. Quindi, allo stato attuale riconoscendo la Palestina (qualsiasi Palestina) si riconosce uno Stato che per statuto ne vuol distruggere un altro. Non mi sembra una cosa che collimi con gli ideali di democrazia su cui si basano le nostre leggi.

Quarto motivo: i palestinesi lo vogliono veramente? – Questa è una domanda che si fanno in pochi: cosa comporta la creazione di uno Stato? Prima di tutto uno Stato indipendente (come dovrebbe essere la futura Palestina) ha bisogno di un sistema di welfare, di un sistema sanitario, di un sistema monetario, di un sistema scolastico, un sistema economico ecc. ecc. Allo stato attuale non c’è nulla di tutto questo in quanto la Palestina dipende completamente dagli aiuti internazionali e come sistema sanitario, monetario ed economico dipende esclusivamente da Israele. Non si ha alcuna notizia che la ANP o Hamas stiano studiando almeno uno di questi sistemi che pure sarebbero indispensabili per la creazione di un qualsiasi Stato indipendente. Allora la domanda è la seguente: lo vogliono veramente un loro Stato o è tutta una manovra per continuare a prendere tempo e ottenere ulteriori vantaggi dalla comunità internazionale? D’altra parte se lo avessero veramente voluto lo avrebbero ottenuto sin dal 1993, cioè dagli accordi di Oslo. Forse è più comodo per i palestinesi rimanere così.

Quinto motivo: riconoscereste un governo di ladri e corrotti? Dove sono i soldi della comunità internazionale? – Uno Stato indipendente deve rendicontare alla comunità internazionale che uso ne fa degli aiuti economici (e non) che ottiene. La Palestina sembra essere l’unica ad esserne esente. E’ ampiamente provato che miliardi di dollari donati dalla comunità internazionale per lo sviluppo della Palestina sono letteralmente spariti nel nulla. Una nostra inchiesta presso la Commissione Europea ha dimostrato che le infrastrutture pagate dai contribuenti europei non sono mai state costruite. Riconoscere questa Palestina significa quindi legalizzare il furto di miliardi di dollari e accettare uno Stato governato da ladri e corrotti. E siccome in Italia a voler riconoscere la Palestina sono proprio quei partiti che blaterano continuamente contro il ladrocinio e la corruzione, non è una cosa del tutto incoerente appoggiare un simile Governo?

Sesto motivo: riconoscere la Palestina significa appoggiare il terrorismo – Dello statuto di Hamas e di al-Fatah ne abbiamo già parlato, ma pochi sanno che la ANP e la OLP sono sotto processo per terrorismo in una corte federale di New York. Inoltre l’attuale Governo di Unità Nazionale palestinese comprende Hamas, cioè un gruppo terrorista. Non sono due buoni motivi per non riconoscere uno Stato che si basa quasi esclusivamente sul terrorismo? Ed è quindi sbagliato dire che un eventuale riconoscimento della Palestina significherebbe a tutti gli effetti appoggiare il terrorismo?

Mi fermo qui per il momento perché di motivi per non votare per il riconoscimento della Palestina ce ne sarebbero a decine, a partire dal fatto che la nascita di uno Stato non può essere una decisione unilaterale o imposta da altri, ma deve essere il frutto di trattative (come per esempio è successo di recente per il Sud Sudan). Quello che mi premeva evidenziare a tutti coloro che sono così bramosi di riconoscere la Palestina perché credono che questo possa facilitare la pace, è che non basta alzare una bandiera per costruire uno stato, non basta chiamare Palestina un fazzoletto di terra per creare un popolo. Noi siamo favorevoli alla creazione di uno stato palestinese e come noi crediamo lo siano molti israeliani, ma non a queste condizioni, non favorendo terroristi, ladri e corrotti, ma soprattutto non senza trattative.

[glyphicon type=”user”] Scritto da Noemi Cabitza

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Franco Londei 20 Febbraio 2015

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