
Chi mi conosce sa che non prendo posizione politica e che sosterrei qualsiasi governo israeliano, sia di destra che di sinistra, a patto che metta il bene dello Stato Ebraico al di sopra di tutto.
Per questo motivo ho sostenuto a lungo Benjamin Netanyahu senza per questo risparmiargli critiche quando sbagliava, come quando cedette alle pressioni di Obama e nel cuore della notte fermò l’attacco alle centrali iraniane con i jet già in volo. E non furono poche le occasioni nelle quali non fui d’accordo con lui.
Avrei fatto lo stesso con questo strano governo se il suo fine fosse stato il bene supremo di Israele invece che mandare a casa Netanyahu.
Ma alla fine, in tutta sincerità, posso anche capire le ragioni di Bennet e compagnia bella e la loro frustrazione nel vedere che senza trucchi non avrebbero mai sconfitto Netanyahu.
Capisco di meno gli attacchi gratuiti all’ex Premier israeliano quando questi attacchi arrivano da “fuoco amico” e in special modo quando vengono attribuite a Netanyahu colpe che proprio non ha.
Questa mattina sul maggiore quotidiano israeliano, Yedioth Ahronot, è stato pubblicato un articolo scritto dal presidente del World Jewish Congress, Ron Lauder, nel quale viene descritto un quadro molto allarmante del sentimento anti-israeliano tra gli ebrei “progressisti” americani.
ciò significa che tra un quarto e un terzo degli ebrei americani vedono Israele come un’entità senza un’autentica legittimità. Non sono solo contro l’occupazione e contro gli insediamenti, sono contro Israele
Ron Lauder, presidente del World Jewish Congress, su Yedioth Ahronot
Scrive Lauder nel suo articolo: «in un sondaggio sugli elettori ebrei condotto dall’Istituto per l’elettorato ebraico, a seguito della recente guerra di 11 giorni tra Israele e Hamas, il 34 per cento ha convenuto che “il trattamento di Israele nei confronti dei palestinesi è simile al razzismo negli Stati Uniti”; e il 25% ha convenuto che “Israele è uno stato di apartheid”. Allo stesso tempo, il 20 per cento degli under 40 è d’accordo con l’affermazione che “Israele non ha il diritto di esistere”».
Capite che il quadro descritto da Lauder nel suo articolo riguardante gli “ebrei progressisti” americani è davvero inquietante (anche se ancora devo capire cosa ci sia di progressista in tutto questo).
Poi scrive: «ciò significa che tra un quarto e un terzo degli ebrei americani vedono Israele come un’entità senza un’autentica legittimità. Non sono solo contro l’occupazione e contro gli insediamenti, sono contro Israele».
E poi la durissima accusa a Netanyahu e alla sua politica: «durante i lunghi anni della presidenza di Benjamin Netanyahu, il Foreign Office israeliano è stato disfunzionale. Nessun ministro è stato nominato e quasi nessuno del personale ha riconosciuto i cambiamenti avvenuti negli Stati Uniti e nel mondo ebraico. Sotto Netanyahu, Israele ha abbandonato il mondo liberale e ha voltato le spalle alla diaspora ebraica».
Poi un vero e proprio endorsement a questo Governo: «la gravità di questi sviluppi dovrebbe servire da urgente campanello d’allarme per il primo ministro israeliano Naftali Bennett e il ministro degli Esteri Yair Lapid. Entrambi sono patrioti ebrei, che non vogliono perdere il mondo ebraico. Entrambi sono leader giovani e promettenti. Entrambi parlano correntemente l’inglese, conoscono bene gli Stati Uniti e sono profondamente consapevoli dell’importanza cruciale dell’alleanza americano-israeliana».
Quindi Netanyahu non era un patriota ebreo? Non era consapevole di quanto fosse cruciale l’alleanza con l’America? Ha perso il favore degli “ebrei progressisti” americani perché si è ostinato a “occupare” la Giudea e Samaria (Cisgiordania)?

Qui si sono davvero tutte le caratteristiche della politica anti-israeliana della sinistra americana estremista che fa capo al cosiddetto “The Squad” [Rashida Tlaib, Ilhan Omar, Alexandria Ocasio-Cortez e Ayanna Pressley].
Quindi secondo Lauder Netanyahu non avrebbe capito l’importanza dell’alleanza con l’America perché non era d’accordo con le drammatiche politiche di Obama. Netanyahu ha perso il favore degli ebrei di sinistra per questo e perché si è ostinato a non cedere ai ricatti palestinesi. Insomma, se gli ebrei di sinistra americani odiano Israele la colpa è di quel povero Benjamin Netanyahu.
Non ho mai letto nulla di così distorto come questo articolo del presidente del World Jewish Congress. È partito da un allarme giusto e giustificato per finire con l’attaccare l’unico che, nel bene o nel male, ha sempre pensato al bene di Israele e per questo, e solo per questo, è odiato dagli ebrei di sinistra americani, i cosiddetti “progressisti”.
Al presidente del World Jewish Congress non è venuto minimamente in mente che se i giovani ebrei americani odiano Israele la colpa e della sinistra estrema americana che ormai comanda nei campus americani e della cosiddetta “elite” democratica.
E forse è anche colpa di questi organismi ebraici che non sanno fare hasbara in maniera corretta o addirittura proprio non la fanno.
Sinceramente mi stupisco anche di Yedioth Ahronot che pur sapendo essere una testata di sinistra, mai avrei pensato che avesse dato voce a un simile delirio.