Le immagini che ci giungono dal nord-est Europa che ci mostrano la Polonia difendere “con decisione” i confini dell’Unione Europea senza che nessuno o quasi si scandalizzi per i metodi usati, ci fanno capire molte cose sull’ipocrisia che circonda la parola “immigrazione”.
Tutta l’Europa si è mossa per poche migliaia di immigrati trasportati via aerea in Bielorussia mentre a sud – dalle parti nostre – ne arrivano a decine di migliaia traghettati prima dai mercanti di esseri umani e poi dalle ONG sulle nostre coste.
Per la cosiddetta “crisi” in Polonia, la Merkel telefona a Putin perché pensa (magari a ragione) che la Russia c’entri qualcosa mentre Lukashenko viene messo sulla graticola perché (sicuramente a ragione) viene accusato di fare o tentare di fare come Erdogan che apre e chiude i rubinetti della immigrazione.
Ma a sud, dove veramente è Erdogan che decide chi e come entra in Europa, se dalla via balcanica o dalla Libia (è lui che controlla l’area da dove partono i barconi), nessuno dei big europei muove un dito. Bruxelles al massimo paga.
Se non fosse una cosa così seria ci sarebbe quasi da sorridere pensare all’allarme che possono destare nelle cancellerie europee poche migliaia di profughi o immigrati al confine della Polonia quando a sud, ai confini italiani, greci e spagnoli ve ne sono decine di migliaia che premono e spesso entrano.
E allora una domanda si fa insistentemente avanti: chi decide chi entra in Europa? In teoria dovrebbero essere gli Stati nazionali a decidere chi fare entrare. Anzi, essendoci l’Unione Europea dovrebbe essere Bruxelles a decidere chi e come fare e entrare e infine dove e come redistribuire i migranti.
Ma non è così. Da noi in Italia a decidere chi e come deve entrare non è lo Stato. Ci ha provato ma poi le Organizzazioni Non Governative da un lato, l’abilità geostrategica di Erdogan dall’altro, hanno tolto questa prerogativa a Roma.
La stessa cosa è avvenuta in Grecia anche se non è consolante. L’unica sul fronte sud a salvarsi (almeno un po’) è la Spagna che però non disdegna “metodi polacchi”.
Quindi chi decide? Sicuramente Erdogan e le ONG, almeno per quanto riguarda Italia e Grecia.
È strano questo connubio mai realmente denunciato tra il mondo dell’aiuto umanitario e il capo della Fratellanza Musulmana, sterminatore di curdi nonché tiranno islamista che come obiettivo primario ha quello della conquista dell’occidente anche con metodi non ortodossi come può essere la facilitazione dell’immigrazione.
Strano perché se Erdogan fa il gioco a lui più congeniale e utile, le ONG non dovrebbero (almeno in teoria) facilitarlo, non fosse altro perché il fine del tiranno turco è tutto fuorché “umanitario”.
E invece questo avviene quotidianamente, certamente senza dolo da parte delle ONG (almeno si spera).
È una situazione che in qualche modo deve essere regolamentata dallo Stato Italiano e dall’Europa perché non è possibile che a decidere chi, come e quando può entrare in Italia e quindi in Europa debbano essere tutti meno che gli Stati nazionali e l’Unione Europea.
E per tornare alla Polonia, un allarme così generalizzato non l’avevamo visto nemmeno quando lungo i Balcani c’erano file chilometriche di poveracci manganellati ad ogni confine.
Vedere l’Unione Europea e i media così in allarme per una manciata di disperati è davvero “curioso”. E non vorrei che avesse ragione Lukashenko quando dice che alla Polonia questa “distrazione di massa” fa molto comodo.