L’avanguardia dell’esercito islamico ha colpito Israele, presto anche noi

Erroneamente si tende a credere che il conflitto in corso tra Israele e Hamas sia “solo” un disputa tra uno Stato democratico e un gruppo terrorista.

Temo purtroppo che in realtà sia qualcosa di molto più importante e di molto più grosso, il che giustificherebbe anche la difficoltà israeliana a mettere a tacere una volta per tutte questo gruppo terrorista che si annida in un fazzoletto di terra.

Era il 2018 quando Erdogan parlò per la prima volta di “esercito dell’Islam”. Il principio di base che espresse Erdogan era quello di distruggere Israele e riprendersi Gerusalemme.

«La Turchia da sola è superiore a Israele. Un esercito islamico avrebbe una superiorità schiacciante a terra, in aria e in mare»

il quotidiano turco Yeni Safak nel 2018

Così scriveva il quotidiano turco Yeni Safak, praticamente la voce di Erdogan, riprendendo una idea lanciata dallo stesso dittatore turco in merito alla costruzione di un grande esercito islamico.

E poi lo stesso quotidiano scriveva. «la Turchia sta attivamente perseguendo e rinnovando alleanze con i paesi musulmani in Medio Oriente e in Africa. Quelli che oggi credono di essere i proprietari di Gerusalemme domani non troveranno nemmeno un albero dietro cui nascondersi».

Ora, tutti sappiamo che Hamas ha fondamentalmente tre finanziatori: il Qatar, l’Iran e la Turchia, cioè i tre stati insieme al Pakistan e all’Afghanistan deputati alla creazione di questo formidabile esercito dell’Islam.

Esercito che per altro Erdogan ha cominciato a costruire e a mandare in giro a combattere per lui riciclando buona parte dei miliziani dello Stato Islamico (ISIS).

L’esplosione di una una guerra su larga scala per le quattro case di Shimon HaTzadik (o Sheik Jarrah) non è sinceramente credibile. Lo sarebbe invece se fosse una specie di stress-test per tastare il polso alle difese israeliane.

Proviamo a ragionarci e per il momento lasciamo perdere il Qatar. Che interesse hanno la Turchia e l’Iran a finanziare e armare Hamas se non quello di creare una testa di ponte a sud di Israele?

A nord ci sono gli Hezbollah, rigorosamente e stranamente immobili in questo momento (per questo credo alla teoria dello stress-test), poco più a est, in Siria, ci sono iraniani e turchi.

È un accerchiamento reale quello a cui è sottoposto Israele, il primo grande esordio di un esercito islamico in tutto e per tutto.

Adesso si dirà che non è possibile perché sciiti e sunniti non si uniranno mai ecc. ecc. Beh, vorrei far notare che sciiti e sunniti l’hanno superata la guerra dei Roses. Persino Riad e Teheran hanno iniziato a parlarsi.

E sapete chi è il grande artefice di tutto questo? Il nostro caro amico Recep Tayyip Erdogan che ormai da due anni lavora incessantemente per unire tutto l’Islam sotto un’unica bandiera e partire alla conquista del mondo.

Israele è solo il primo passo, il più importante perché se non tolgono di mezzo quel picco fazzoletto di terra circondato da miliardi di musulmani, non si può fare niente.

Ormai non è più nemmeno un’ipotesi. Erdogan e gli Ayatollah ne parlano apertamente. Solo a Bruxelles e a Washington non lo sentono presi come sono a condannare la “sproporzionata reazione” di Israele.

Ma tranquilli, dopo Israele ci saremo noi e, a ben guardare, è già tutto iniziato.