Con la formazione del nuovo governo israeliano la guerra tra Iran e Israele entra in un momento cruciale.
Già dalle incursioni aeree israeliane su obiettivi iraniani in Siria del mese di aprile si è notato una certa differenza rispetto a quelli dei mesi prima. Gli ultimi raid aerei sembrano molto più coordinati rispetto a quelli “casuali” effettuati in precedenza.
Nei giorni scorsi Teheran ha fatto trapelare la notizia dell’inizio del ritiro dei suoi effettivi dalla Siria. Ma per i servizi israeliani è solo uno specchietto per le allodole.
Prima di tutto l’Iran ha pochi effettivi in Siria. Teheran preferisce affidarsi ai suoi proxy per preparare l’attacco a Israele.
Mentre tutto il mondo era alle prese con la lotta al Coronavirus la Guardia Rivoluzionaria iraniana faceva volare aerei cargo da Teheran a Damasco e faceva attraccare navi nei porti di Latakia e Banias con le stive piene di armi, anche se ufficialmente trasportavano attrezzature mediche.
Quando, proprio a causa della pandemia, i caccia israeliani a marzo avevano interrotto i loro raid sulla Siria, i miliziani legati a Teheran ne hanno approfittato per trincerarsi sulle Alture del Golan siriane, tanto che l’intelligence israeliana ha individuato decine di obiettivi sul Golan.
La macchina da guerra iraniana non si è mai fermata, anche quando affermava di portare aiuti medici e umanitari alla Siria in balia del Coronavirus. In Siria la gente fa la fila per il pane, non per i tamponi ed è impossibile oggi quantificare l’impatto del COVID-19 sulla popolazione siriana. Ma tanto è bastato affinché i caccia israeliani facessero passare aerei cargo e navi.
Il tacito consenso russo
Checché se ne dica, Israele non può effettuare raid aerei in Siria senza il consenso russo. E così, mentre la corte israeliana si doveva pronunciare sul nuovo governo Netanyahu-Gantz, i negoziatori israeliani anticipavano i tempi e facevano la spola tra Gerusalemme e Mosca per elencare gli obiettivi iraniani in Siria e mostrare a Putin cosa stessero facendo gli Ayatollah.
Russia e Iran sono ufficialmente alleati in Siria, ma per Mosca la presenza iraniana e dei proxy di Teheran in territorio siriano comincia a essere un ostacolo non da poco per raggiungere quella “normalità” a cui punta per “passare all’incasso”. Difficile quindi per gli israeliani ottenere un consenso aperto da Mosca, ma per ora basta il “silenzio russo” sui raid israeliani in Siria.
Programmazione
Ora che il nuovo governo è formato scatta quindi l’ora della programmazione in luogo della improvvisazione. Ora scatta l’ora dei piani e della lista degli obiettivi da colpire, si entra cioè in una fase in cui Israele non si fermerà alla sola “prevenzione” ma agirà con estrema concretezza per espellere gli iraniani e i suoi proxy dalla Siria. Ora un piano è possibile.