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Franco Londei > Senza categoria > Disastro del Golfo del Messico un anno dopo: il petrolio in mare c’è ma non si vede
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Disastro del Golfo del Messico un anno dopo: il petrolio in mare c’è ma non si vede

Franco Londei
Franco Londei 14 Aprile 2011
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Ne avevamo parlato lo scorso giugno 2010 e purtroppo quello che avevamo affermato si è tristemente avverato. A un anno dal disastro del Golfo del Messico quando la piattaforma Deepwater Horizon di proprietà della BP esplose rilasciando nelle limpide acque del Golfo del Messico 700 milioni di litri di petrolio, la situazione non solo non è migliorata (come ci vogliono far credere) ma si può parlare di danno inestimabile per il patrimonio mondiale, solo che in superfice tutto è normale, i danni sotto sotto il pelo dell’acqua.

Nell’articolo di giugno 2010 avevamo raccontato come una grande multinazionale, la Nalco Company Corporate, avesse venduto all’amministrazione americana un prodotto che in teoria avrebbe dovuto disperdere il petrolio in mare, rosicchiarlo letteralmente per farlo sparire. Il prodotto si chiama “Corexit” e, stando a quello che dice la comunità scientifica, non solo non funziona come dovrebbe ma potrebbe essere pure nocivo. Il Coretix, per esempio, è vietato in Europa. Questo però non ha impedito all’amministrazione americana guidata dal Premio Nobel per la Pace, Barack Hussein Obama, di usarlo senza alcuna remora.

In effetti il Coretix ha fatto sparire la grande chiazza di petrolio che alimentava i peggiori incubi tra gli ambientalisti e che faceva crollare l’economia ittica negli Stati che si affacciano sul Golfo del Messico, solo che non ha l’ha dissolta come vorrebbero farci credere, la semplicemente “affondata”.

A dimostrarlo è uno studio della Georgia University al quale si è aggiunto una ricerca del New England Journal Of Medicine sugli effetti della presenza di petrolio in acqua sulla salute delle persone. In sostanza i due studi hanno verificato la presenza nel fondale di una grande chiazza oleosa che quotidianamente si riversa sulle spiagge del Golfo che ogni giorno gli operai della BP ripuliscono accuratamente. Ma sul fondale non c’è più vita. I delfini muoiono affogati, intrappolati in quella melma oleosa, i crostacei sono spariti così come buona parte delle specie ittiche. Se non bastasse, vengono segnalati sintomi anomali tra la popolazione del Golfo, sintomi che non fanno presagire nulla di buono.

Ma volete sapere qual è la beffa peggiore di questo disastro di proporzioni bibliche? La BP ha distribuito ai suoi manager un bonus di 250.000 dollari e la Nalco ha guadagnato milioni di dollari in borsa nonostante le critiche al Coretix. Insomma, questi non hanno risolto niente ma ci guadagnano fior di soldoni e distribuiscono bugie come fossero caramelle, il tutto con il placet della Casa Bianca. E su tutto pesa quella strana manovra di George Soros (non uno qualunque) che pochi giorni prima della tragedia della Deepwater Horizon ha venduto le sue quote della BP per investire il ricavato nella Nalco Company. Che Soros sia diventato un veggente?

Marta Baldelli

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TAGGED: bp, Corexit, Deepwater Horizon, disastro ambientale, disastro ecologico del golfo, george soros, inquinamento del golfo del messico, nalco
Franco Londei 14 Aprile 2011

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