
Anche nel mezzo della pandemia da Coronavirus per Israele la voce “difesa” rimane al primo posto delle priorità.
E sebbene i giornali israeliani sembrano interessarsi poco al tema della vendita da parte americana dei caccia F-35 agli Emirati Arabi Uniti, il tema rimane di forte attualità nel campo politico specie dopo due fatti davvero straordinari: il primo è l’intervista del ministro della Giustizia Avi Nissenkorn rilasciata ieri alla radio dell’esercito nella quale vengono mosse gravi accuse a Netanyahu mentre la seconda è la notizia, non smentita né da parte americana né da parte israeliana, che gli Stati Uniti sarebbero pronti a vendere aerei F-35 all’Arabia Saudita e al Qatar in cambio della normalizzazione dei rapporti con Israele.
Per correttezza di informazione va detto tuttavia che giovedì scorso il Ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha firmato un accordo con Washington che impegna in maniera ancora più incisiva gli Stati Uniti a garantire la supremazia militare a Israele, il che potrebbe voler dire che i caccia F-35 venduti agli Emirati ed eventualmente all’Arabia e al Qatar non sono come quelli venduti a Israele o che gli israeliani vengano dotati dei mezzi necessari per poterli individuare in volo rendendoli così inefficaci se usati contro lo Stato Ebraico (ma non contro chiunque altro).
A rilanciare la notizia della possibilità che gli americani possano vendere gli F-35 ai sauditi e al Qatar in cambio della normalizzazione dei rapporti con Israele è stata una intervista rilasciata dal ministro dell’Energia Yuval Steinitz a Ynet.
Ad alimentare ulteriormente le polemiche ci ha pensato l’ex generale Amos Gilad che sempre su Yedioth Ahronoth accusa Netanyahu di aver approvato la vendita degli F-35 agli emirati senza avvisare nessuno.
«A parti invertite se Netanyahu fosse stato all’opposizione e il primo ministro avesse fatto quello che ha fatto lui lo avrebbe fatto a pezzi» ha detto l’ex generale.