Tornano a riunirsi il gruppo dei 5+1 e l’Iran nel tentativo di raggiungere un accordo sul nucleare iraniano. Lo fanno a partire da oggi a Vienna con una seduta preparatoria di due giorni.
Le premesse non sono buone. Sul tavolo dei negoziatori ci sono diversi problemi, a partire dalle centrali nucleari di Fordo e di Arak fino al programma missilistico iraniano passando per il gran numero di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio che in Iran continuano a installare.
Ieri Teheran ha fatto sapere che non negozierà sul suo programma missilistico e che continuerà a sviluppare missili balistici in grado di trasportare testate nucleari e chimiche a migliaia di Km di distanza. Non solo, Teheran rifiuta categoricamente qualsiasi impegno sul reattore di Arak che in futuro potrebbe essere in grado di produrre bombe atomiche al plutonio.
L’opposizione ai diktat di Teheran è molto blanda. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea (presente come osservatore) rappresentata da Catherine Ashton sono per fare delle concessioni agli iraniani pur di raggiungere un qualsiasi accordo. La Gran Bretagna e la Francia sollevano dubbi solo sul programma missilistico ma non sul reattore di Arak. Cina e Russia sono per togliere in fretta qualsiasi embargo all’Iran anche senza un accordo definitivo. La Germania tace.
I rischi a cui si va incontro
Stando così le cose l’Iran entro pochi mesi sarà in grado di produrre il suo prima ordigno atomico. I rischi sono fondamentalmente due:
1 – un attacco militare israeliano alle centrali nucleari iraniane che potrebbe innescare un conflitto su larga scala
2 – una corsa al riarmo in tutta la regione. Già l’Arabia Saudita si è tutelata ed è immaginabile che anche gli altri regimi del Golfo lo faranno.
In questo quadro davvero drammatico le potenze occidentali, Stati Uniti in testa, non fanno assolutamente nulla per fermare l’Iran e la sua corsa verso il nucleare.
Scritto da Farah F.
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