Nel 1988, l’Iran ha istituito una death commission (commissione per la morte) che ha ordinato l’omicidio di massa di 5.000 attivisti politici. Sono stati impiccati alle gru.
Questa commissione per la morte era composta da quattro persone. Ebrahim Raisi, il nuovo presidente dell’Iran, era uno di loro.
Uno dei testimoni di questo massacro ha dichiarato nella sua testimonianza, che quando Raisi finiva un giro di esecuzioni, intascava i soldi di coloro che aveva ucciso e poi organizzava una festa con torte alla crema.
Questo racconto è stato fatto ieri alle Nazioni Unite dal Premier israeliano, Naftali Bennet, per mostrare al mondo il vero volto degli Ayatollah iraniani.
«Negli ultimi tre decenni l’Iran ha diffuso la sua carneficina e distruzione in tutto il Medio Oriente, paese dopo paese: in Libano, Iraq, Siria, Yemen e Gaza» ha detto Bennet all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Bennett ha paragonato quello che ha chiamato il “tocco dei Mullah” dell’Iran al tocco di Mida della mitologia greca: «Ogni luogo che l’Iran tocca si distrugge».
Quasi tutto il discorso di Bennet alle Nazioni Unite si è incentrato sulla pericolosità reale dell’Iran e sul serial killer che ne è Presidente (neanche un secondo per la questione palestinese n.d.r.).
Ma l’episodio (vero) dedicato alle festicciole di Raisi dopo le esecuzioni ha scosso molti rappresentanti mondiali e ha mostrato al mondo chi è veramente il Presidente iraniano e perché il mondo non si deve fidare né delle sue parole né delle sue promesse.