Solo mercoledì il Presidente siriano, Bashar Assad, aveva convocato gli oppositori, i capotribù e i vari sceicchi siriani per intavolare un dialogo finalmente costruttivo. Lo aveva fatto nel giorno della visita del Ministro degli Esteri turco arrivato a Damasco per offrire la collaborazione di Ankara nella costruzione di un percorso democratico in Siria. Ieri, tutte quelle speranze sono state annegate nel sangue.
Incredulo Nadem Darwish, leader del “centro per la libertà d’espressione” che solo mercoledì era stato a colloquio con Assad dopo che nei primi giorni della protesta il regime lo aveva arrestato. Non si capacita come possa il regime organizzare un “tavolo del dialogo” il mercoledì per poi sparare sulla folla il venerdì.
Voci sempre più insistenti tra gli oppositori in rete parlano di una intromissione iraniana nella violenta repressione. Testimoni di Homs hanno riferito che gli elementi in borghese che hanno sparato gas soffocanti sulla folla parlavano tra di loro in persiano e non in arabo. Testimonianze simili anche dalle cittadine curde di Qamishli e Amuda. E’ chiaro che Teheran non si può permettere di perdere un alleato fondamentale come la Siria e che farà di tutto pur di mantenere il controllo sul Paese arabo.
Secondo Protocollo