Sei bambini di etnia Fur accusati di far parte del Justice and Equality Movement (JEM), il movimento ribelle più importante del Darfur, sono stati condannati a morte dal tribunale di Khartoum.
Secondo il Governo sudanese i sei minorenni non sono bambini in quanto, insieme ad altre centinaia di ribelli, hanno preso parte all’attacco al quartiere di Omdurman a Khartoum nel luglio scorso. “Se sono in grado di portare armi non sono bambini” ha sentenziato un funzionario del Governo sudanese che ha chiesto di rimanere anonimo.
I sei bambini, di età compresa tra i 12 e i 16 anni, sono stati catturati dall’esercito sudanese insieme ad altri 120 ribelli del JEM i quali avevano portato un temerario attacco alla capitale sudanese mettendo in imbarazzo il potente esercito di Khartoum. Fino ad oggi il tribunale di Khartoum ha emesso oltre 100 condanne a morte per quei fatti.
Durissime le proteste delle Nazioni Unite che attraverso il rappresentante del Segretario Generale per i bambini nei conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, ha espresso sconcerto per questa assurda decisione del tribunale sudanese. Tuttavia lo sconcerto non basta, occorrono fatti concreti per impedire al Sudan di emettere queste condanne a morte. Il sospetto è che tra gli oltre 100 ribelli condannati a morte ci siano altri minorenni o ragazzi che erano minorenni all’epoca dei fatti.
Incredibilmente non arriva nessun aiuto nemmeno dal JEM il quale viene accusato di reclutare bambini tra le sue fila. Il JEM nega che quei bambini siano suoi miliziani e se scendesse in campo, anche in maniera informale, per difendere in qualche modo i sei bambini ammetterebbe di reclutare minori. Dal canto suo Khartoum con questo processo ai ribelli che hanno attaccato il quartiere di Omdurman vuole screditare proprio il JEM dimostrando che il gruppo ribelle usa dei bambini per combattere. In mezzo a tutto questo ci sono i sei minori che attualmente sono nel braccio della morte della prigione di Khartoum in attesa che venga applicata la sentenza di morte.
Secondo Protocollo fa appello alle Nazioni Unite e a tutte le organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani affinché concordino un piano di azione volto a fare pressione, anche mediatica, sul Governo sudanese al fine di sospendere la sentenza di morte per i sei bambini. Contemporaneamente chiediamo una approfondita indagine volta ad accertare se il Justice and Equality Movement e gli altri gruppi ribelli presenti in Darfur arruolano effettivamente tra le loro fila dei combattenti minorenni.
E’ terribile. Ma dal Sudan ormai dobbiamo aspettarci di tutto. Mi chiedo piuttosto il perché le grandi organizzazioni dei diritti umani non trattino questa faccenda. Non fa odiens?
E’ un orrore che non ammette alcuna giustificazione.Già quei bambini sono stati privati del diritto fondamentale di vivere la loro infanzia, ora questi grandi uomini decretano che questi innocenti siano uccisi. I Signori della guerra banchettano e si arricchiscono,protetti ed impuniti con la complicità di Stati e Capi di Stato compiacenti e quindi non meno responsabili di questi crimini. Il mondo i “grandi” del mondo si riuniscono, promettono( sapendo di mentire) aiuti e risorse, ma non permettono che cessino questi orrori.