Da oggi i leader della NATO saranno riuniti a Londra per il 70esimo anniversario dell’Alleanza Atlantica e non mancano certo le divisioni.
In una intervista all’Economist del mese scorso il Presidente francese, Emanuel Macron, ha definito l’Alleanza Atlantica “cerebralmente morta” dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dalla Siria dando contestualmente il via all’attacco turco al Kurdistan siriano.
«Hai un’azione aggressiva non coordinata da parte di un altro alleato della NATO, la Turchia, in un’area in cui sono in gioco i nostri interessi», ha detto Macron. «Non c’è stata alcuna pianificazione della NATO, né alcun coordinamento. Non c’è stata nemmeno alcuna deconflizione della NATO … strategicamente e politicamente, dobbiamo riconoscere che abbiamo un problema».
L’osservazione del Presidente francese pone l’accento sul principale problema che ha oggi la NATO: la presenza al suo interno della Turchia.
L’invasione turca del nord della Siria è solo l’ultimo di una serie di problemi che la politica di Ankara ha messo in evidenza, a partire dall’acquisto da parte della Turchia dei missili S-400 dalla Russia, una decisione folle che secondo la stessa NATO mette a repentaglio l’Alleanza Atlantica.
Il repentino avvicinamento di Ankara a Mosca, cioè al nemico numero uno della NATO, sembra far parte di un piano ben definito piuttosto che una “innocente evasione” turca dai rigidi parametri dell’Alleanza Atlantica in merito all’acquisto di sistemi d’arma avanzati.
La Turchia di Erdogan ha un piano che non collima con la sua presenza all’interno della NATO, un piano legato all’ambizione del dittatore turco di presentarsi al mondo islamico come l’unico e vero Califfo in grado compattare l’Islam e di portalo a dominare il mondo.
Non un piano fantasioso partorito da una mente malata, ma un vero e proprio programma che Erdogan sta perseguendo con maniacale perseveranza.
Tutte le altre polemiche che hanno anticipato la riunione commemorativa di oggi a Londra, tra le quali quella sulle quote che i singoli Stati dovrebbero versare nelle casse della NATO, passano in secondo piano di fronte alla prepotenza e all’arroganza turca.
Oggi, secondo la stampa turca legata al regime, Erdogan chiederà alla NATO di riconoscere formalmente il YPG, cioè i combattenti curdi che hanno sconfitto ISIS, come un gruppo terrorista e chiederà quindi il sostegno di tutta l’Alleanza in quella che lui chiama “lotta al terrorismo”.
Se ciò non dovesse avvenire Erdogan si opporrà al piano di difesa dei Paesi Baltici che proprio oggi si dovrebbe discutere.
Ora, Erdogan sa benissimo che la sua assurda pretesa non sarà accolta (salvo impazzimento collettivo) e quindi ponendo il veto al piano di difesa dei Paesi Baltici, che tanto preoccupa Mosca, sa altrettanto bene che farà un immenso favore a Putin.
Come dobbiamo leggere allora questo comportamento turco se non come una azione coordinata con Mosca per mettere in difficoltà la NATO e nel contempo perseguire il suo piano legato alla sua personale ambizione di diventare capo della Fratellanza Musulmana e leader del mondo islamico?
Di fatto Erdogan è una sorta di quinta colonna russa all’interno dell’Alleanza Atlantica, non perché sia passato dalla parte di Putin ma perché la Russia gli fa comodo per i propri personali interessi.
La domanda da porsi è quindi: può la NATO permettersi si tenere al suo interno un Paese come la Turchia che oltre a perseguire obiettivi contrari a quelli della NATO opera per favorire la Russia, cioè il suo nemico numero uno? Tanto più che è dei giorni scorsi la notizia che la Turchia e la Russia stanno trattando una ulteriore vendita di missili S-400.
Oggi si celebra il 70esimo anniversario della nascita della NATO, 70 anni durante i quali l’Alleanza Atlantica ha garantito pace e prosperità. Ma in 70 anni le cose sono cambiate, la Turchia è cambiata rispetto a quella laica entrata a far parte della NATO. Oggi quella Turchia non c’è più e al suo posto c’è un regime islamico.
Occorre ammettere questa incompatibilità di fondo con i valori fondanti dell’Alleanza, ma soprattutto occorre cambiare le regole per fare in modo che la Turchia ne esca.
E non si preoccupino gli esperti di consegnare la Turchia alla Russia, ci ha già pensato Erdogan a farlo.