Gerusalemme Rights Reporter – Continuano le provocazione dalla Striscia di Gaza. Ieri sera intorno alle 23:00 le sirene hanno suonato nella zona di Ashkelon e nei kibbutzim di Karmia e Zikim vicino al confine con la Striscia di Gaza.
Il lancio di un razzo e probabilmente anche di alcuni colpi di mortaio dalla Striscia hanno fatto scattare il sistema di allarme e hanno innescato il sistema di difesa Iron Dome che ha lanciato uno dei vettori.
Due ore dopo per risposta i caccia israeliani hanno colpito e distrutto un compound di Hamas e altri obiettivi terroristici a Gaza.
Sembra di essere in un loop infinito che però continua a tenere milioni di abitanti del sud di Israele continuamente sotto pressione mettendo non solo a rischio le vite dei civili ma interrompendo spesso scuole e attività commerciali.
Il nuovo governo di Israele, qualunque esso sia, non potrà certamente permettere ancora che la popolazione del sud di Israele sia ostaggio di Hamas o della Jihad Islamica dopo anni che gli attacchi si ripetono in modo pressoché ciclico.
Attacchi e risposte alle quali seguono regolarmente dichiarazioni minacciose da ambo le parti in quella che ormai è diventata la “normalità” e non l’eccezionalità.
Prima o poi a Gerusalemme dovranno decidere cosa fare di Gaza vista l’impossibilità reale di contrattare una tregua di lungo periodo e comunque di programmare un futuro per la Striscia di Gaza con Hamas e gli altri gruppi terroristici che infestano l’enclave araba.
Nella recente campagna elettorale (sperando che non ce ne sia una terza) la questione di Gaza così come la questione palestinese, sono state poste decisamente in secondo piano dimenticando però che il problema riguarda centinaia di migliaia di abitanti del sud di Israele.
Dopo l’ultima escalation con la Jihad Islamica seguita all’uccisione di Bahaa Abu al-Atta si credeva che il problema sarebbe prepotentemente tornato alla ribalta e messo in primo piano nell’agenda della politica israeliana.
Questo purtroppo non solo non è successo, ma il pericolo reale rappresentato dalle centinaia di missili in possesso di Hamas e della Jihad Islamica (armata e finanziata dall’Iran) non è riuscito nemmeno a compattare la politica israeliana lasciando il Paese con un Governo provvisorio che non è in grado di prendere quelle decisioni che sarebbero necessarie.
Ma la vera domanda è: esiste qualcuno che ha un vero piano per Gaza? Esiste da qualche parte una proposta definitiva o anche solo un teorema per risolvere la questione in maniera definitiva?
Non possiamo più lasciare 1,5 milioni di cittadini israeliani alla mercé delle alzate di ingegno di Hamas o della Jihad Islamica che prende ordini direttamente da Teheran. Una soluzione definitiva per Gaza deve tornare ad essere la priorità per il nuovo governo, a prescindere dal fronte nord e da tutte le minacce che incombono su Israele.