Pochi giorni fa, il 1° Febbraio, è stata la giornata mondiale del velo islamico. Lanciato nel 2013 dall’immigrata del Bangladesh, Nazma Khan, il World Hijab Day vorrebbe difendere il Diritto delle donne musulmane di indossare il velo islamico.
Ora, a prescindere dal fatto che ogni donna ha diritto di indossare ciò che vuole, che sia uno Hijab o una minigonna, a condizione che sia lei a deciderlo e non che le venga imposto, quello che non condivido di questa giornata è la lettura ce ne viene data nel mondo musulmano.
Quest’anno in modo particolare il fatto che molto spesso in occidente il velo islamico venga contestato, se non vietato, è stato presentato come un discrimine verso le donne musulmane o addirittura come una “guerra contro l’Islam”.
Quella che doveva essere una giusta rivendicazione di quelle donne musulmane che di loro spontanea volontà decidono di indossare il velo islamico, si è trasformata nell’ennesimo tentativo di accostare una giusta critica verso l’imposizione del velo islamico in un attacco all’Islam.
Ho voluto evidenziare la differenza che c’è tra quelle donne che volontariamente decidono di indossare lo Hijab e quelle alle quali viene imposto, perché le prime rischiano di mettere in secondo piano la prepotenza esercitata sulle seconde, nonostante siano la minoranza.
Anche l’evitare accuratamente di spiegare la differenza che c’è tra uno Hijab e un Burqa, tra un velo appena appoggiato sulla testa e uno che la cinge stretta lasciando in vista solo il viso, l’evitare di spiegare cosa sono esattamente il Niqab, lo Chador, o cosa è uno Al-amira oppure il velo persiano, lo Shayla o ancora cosa è il Khimar, lascia pensare che la giornata mondiale del velo islamico altro non sia che un metodo per far passare l’idea che se c’è un discrimine verso le donne questo non proviene dall’islam ma dal resto del mondo.
Il nome stesso dato alla giornata mondiale del velo islamico, World Hijab Day, lascia intendere che nell’Islam vi sia solo lo Hijab e non anche tutta una serie di altri tipi di velo islamico decisamente più costrittivi.
Sembra quasi che il World Hijab Day, nato da una idea giusta di una donna che rivendicava il suo diritto ad indossare il velo, sia passato sotto il controllo degli uomini musulmani che ne hanno fatto uno spot per le loro imposizioni.
Con il fatto che ogni critica a quelle “tradizioni islamiche” che limitano il diritto delle donne musulmane venga prontamente trasformato in un “attacco all’Islam” o addirittura in una forma di “islamofobia” si è riusciti a capovolgere completamente il senso della giornata mondiale del velo islamico e delle contestazioni mosse a questa pratica sottomissiva che non si sa nemmeno da dove derivi visto che nemmeno nel Sacro Corano vi è traccia di tale imposizione.
La giusta rivendicazione di poche donne musulmane si è quindi trasformata in una campagna fortemente discriminatoria dove la palese misoginia presente nel mondo islamico viene spacciata per un Diritto e non per un attestato di sottomissione.
E’ il capovolgimento totale dello spirito con il quale era nata la giornata mondiale del velo islamico, una iniziativa giustissima promossa da chi indossa volontariamente un elemento certamente distintivo e che non vuole per questo essere discriminata in occidente.