Ormai gli unici a voler aiutare Hamas sono l’Unione Europea e l’Iran. Tra i Paesi arabi anche il Qatar sembra aver rinunciato a inviare denaro al gruppo terrorista palestinese. Ma se qualcuno dovesse pensare che questo sia un bene perché prefigurerebbe una imminente fine di Hamas si sbaglia. Ogni volta che Hamas si trova in difficoltà aumenta il rischio di una guerra con Israele perché i terroristi palestinesi sanno benissimo che un conflitto con lo Stato Ebraico vorrebbe dire vittime civili e quindi aumento del sostegno della piazza araba e soprattutto del grande movimento antisemita internazionale, a partire dalla potente frangia all’interno dell’Unione Europea.
Ieri abbiamo denunciato una pericolosa escalation non casuale lungo il confine con Gaza, ma la stampa internazionale sembra aver steso un velo di silenzio su questi preoccupati fatti, velo ancora più pesante sullo scontro interno ai gruppi palestinesi. E’ la tipica tattica pre-conflitto che prevede il totale silenzio sulle reiterate provocazioni dei terroristi palestinesi salvo poi scatenare un inferno mediatico quando Israele giustamente reagisce. Il fatto che Hamas sia in difficoltà non diminuisce la possibilità di una guerra, al contrario, il rischio aumenta e i media internazionali, unitamente ai movimenti anti-israeliani, come sciacalli fiutano il business.
A chi farebbe comodo una nuova guerra con Israele?
I primi beneficiari di un nuova guerra tra Hamas e Israele sarebbero prima di tutto proprio i terroristi palestinesi per il motivo che abbiamo spiegato prima, cioè la collaudata formula “vittime civili = aumento del sostegno internazionale”. E in un momento in cui il sostegno internazionale ad Hamas è ai minimi storici, almeno per quanto riguarda gli Stati arabi, sarebbe come dare una boccata di ossigeno a chi sta affogando. Fallito il tentativo di scatenare una terza intifada, Hamas torna alla vecchia e collaudata tattica di usare la guerra come fonte di finanziamento e di pubblicità mediatica. Il numeroso esercito di odiatori è già pronto da un pezzo e non aspetta che la prima reazione israeliana per scatenarsi. I secondi beneficiari sarebbero gli iraniani che ormai da mesi cercano di subentrare ai Paesi arabi nella gestione dei terroristi palestinesi. Un nuovo conflitto tra Hamas e Israele e la tempesta mediatica che ne seguirebbe sarebbe una manna dal cielo per i progetti degli Ayatollah, in particolare per quelli che riguardano le Alture del Golan. A Teheran serve che la comunità internazionale diventi ancora più ostile a Israele e cosa c’è di meglio di un conflitto con i “poveri palestinesi” perché tutto ciò avvenga? D’altra parte la comunità internazionale, in particolare Federica Mogherini, sembra già schierata. Manca solo una spintarella. I terzi a beneficiare di una nuova guerra tra Hamas e Israele (ma non in ordine di importanza) sono tutti quei gruppi cosiddetti “di aiuto” che ruotano e vivono attorno al conflitto arabo-israeliano, primi fra tutti quelli del UNRWA. E qui ci sarebbe parecchio da discutere perché proprio la UNRWA si trova per la prima volta nella sua storia ad essere messa seriamente in discussione a pochi mesi dalla fine del suo mandato che scade il 30 giugno 2017. E cosa c’è di meglio di un bel conflitto tra Israele e Hamas per ottenere il tanto agognato rinnovo? Non si sottovaluti la scaltrezza di questi signori perché si parla di miliardi di dollari non di bruscolini. Ma di questo torneremo a parlarne nello specifico i prossimi giorni quando aggiorneremo sugli sviluppi in merito alla campagna per la chiusura della UNRWA.
Come vedete c’è un sacco di gente che tifa per un nuovo conflitto tra Hamas e Israele. Solo a Gerusalemme e nelle capitali arabe stanno facendo di tutto per evitarlo ben sapendo che il vero pericolo abita a Teheran, ma tutto il resto del mondo rema contro. Gli interessi sono troppi e troppo importanti per lavorare al mantenimento della pace. Una nuova guerra è di vitale importanza per troppa gente. Ricordatevelo quando tutto questo avverrà perché l’esercito degli odiatori, come in altre occasioni, conta sul totale silenzio su tutto quello che avviene in merito alla preparazione di questa guerra, pronto a scatenare l’inferno alla prima giusta reazione israeliana.
Scritto da Maurizia De Groot Vos
Hitler e’ morto, Arafat pure e Obama e’ in fin di vita (vita solo politica pur
troppo) quindi Israele non deve preoccuparsi piu’ di tanto delle infami e
ipocrite lamentele dell’Eurabia antisemita.Se dovra’ difendersi dal terro
rismo palestinese, dovra’ farlo’ senza curarsi dell’odio che scatenera’ da
parte di coloro che comunque, qualunque cosa faccia, la odiano a prescin
dere.Quanto alla Mogherini, la lady PESC ( povera ebete senza cervello)
che si sta gustando il suo quarto d’ora di gloria, meglio stendere un velo pietoso