Un fatto gravissimo è avvenuto lunedì scorso in Sudan quando le autorità di Khartoum hanno deciso di deportare in Eritrea alcuni richiedenti asilo eritrei che erano riusciti a sfuggire al sanguinario regime di Asmara, condannandoli di fatto a morte certa.
Due di loro sono stati addirittura freddati quando in prossimità del confine eritreo hanno cercato di scendere dal camion che li trasportava. I richiedenti asilo avevano cercato invano di fare richiesta di asilo politico al Governo di Khartoum che invece li ha fatti arrestare per “introduzione clandestina in Sudan” e non ha nemmeno preso in considerazione le richieste degli eritrei.
Una reazione durissima a questa grave violazione del Diritto Internazionale è arrivata dall’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR) che ha tentato in tutti i modi di fermare la deportazione dei giovani eritrei, senza purtroppo riuscirvi. Si teme che alla base di questa deportazione illegale ci sia un accordo tra Asmara e Khartoum per la “reciproca assistenza” nella lotta ai dissidenti, accordo che prevederebbe la chiusura di alcuni uffici della dissidenza sudanese ad Asmara in cambio dell’arresto e della successiva deportazione di dissidenti eritrei che per sfuggire al sanguinario regime di Afeworki sono costretti a passare per il Sudan.
Secondo i dati in possesso del UNHCR dallo scorso mese di maggio il Sudan avrebbe deportato circa 30 richiedenti asilo eritrei mentre alcune decine (il numero è imprecisato) sarebbero nelle prigioni sudanesi in attesa della deportazione. La UNHCR nelle scorse settimane aveva esortato il Governo del Sudan a rispettare il Diritto Internazionale e a concedere ai richiedenti asilo eritrei lo status di rifugiato politico. La risposta di Khartoum è arrivata con la deportazione di lunedì scorso.
Secondo Protocollo