Qualcosa da ieri è cambiato nella protesta dell’onda verde. Ora i ragazzi iraniani non sono più solo passivi attori, vittime inermi delle violenze dei pasdaran del dittatore Ahmadinejad. Da ieri hanno iniziato a reagire e la cosa è stata del tutto inaspettata, ha colto di sorpresa gli aguzzini. Li ha spiazzati, disorientati. In alcuni casi li ha costretti alla ritirata o alla resa.
Da giorni chi segue le vicende iraniane sapeva che quella di ieri sarebbe stata una giornata campale. Ricorreva infatti il settimo giorno della morte del Grande Ayatollah Hossein Ali Montazeri, padre spirituale del movimento riformista, data che coincideva anche con un’altra grande ricorrenza sciita, quella della Ashura, il rito sciita che commemora il martirio di Hussein, l’imam più venerato dai musulmani sciiti che fu ucciso nel settimo secolo dal dittatore sunnita Yazid. L’onda verde non si sarebbe fatta sfuggire questa grande occasione per manifestare contro un altro dittatore, certo, non sunnita, ma pure sempre sanguinario come Yazid: Mahmud Ahmadinejad.
Per tutta la giornata, dal primo mattino a tarda notte, si sono susseguite centinaia di manifestazioni in tutto il paese, non solo a Teheran. Sono state coinvolte Shiraz, Isfahan, Mashad, Ardebil, Qom e tantissime altre città di provincia, anche se l’attenzione è stata rivolta completamente alla capitale. Il dittatore aveva messo in campo forze imponenti per impedire le manifestazioni di protesta contro il suo regime. Ma qualcosa è andato storto. Questa volta i ragazzi iraniani non sono rimasti passivi di fronte alle cariche dei basji e dei pasdaran, questa volta hanno reagito e, molto spesso, messo in fuga gli aguzzini con un fitto lancio di sassi. E’ stato a quel punto che i comandanti hanno dato l’ordine di sparare sulla folla ed stato allora che si è verificato quello che nessuno si aspettava. I poliziotti si sono rifiutati di sparare sui ragazzi. Alcuni di loro, come mostra questo video, si sono tolti il casco e si sono uniti alla folla. In altre occasioni, sopraffatti dai manifestanti e messi al muro, di fronte alle domande dei ragazzi sul perché facessero questo ai loro fratelli, imploravano perdono e deponevano le armi (lo mostra questo video). Solo i più fanatici hanno continuato ad attaccare i manifestanti e a sparare su di loro. Otto morti, tra i quali il nipote di Moussavi, centinaia di feriti e oltre 400 arrestati sono il frutto della violenza dei basji e dei pasdaran fedeli al dittatore. Ma qualcosa si è rotto nelle fila dei duri e puri. La maggioranza si è rifiutata di sparare sui manifestanti.
Oggi, sul Corsera, Franco Venturini scrive che “occorre cambiare strategia” evidenziando come l’occidente sia praticamente inerme di fronte alla questione iraniana, come sia stato in grado di proporre solo sterili proposte al dittatore persiano e come si sia vicinissimi ad un confronto armato concludendo che forse l’alternativa sta proprio nel sostegno ai giovani iraniani “pronti a sacrificarsi per quello che noi non sappiamo dar loro”. Ecco, finalmente un grande giornale afferma quello che noi stiamo dicendo da mesi. Un raggio di luce nella informazione italiana che anche ieri si è distinta nella “non informazione” con la scusa che “non esistono riscontri da fonti ufficiali sulle notizie che filtrano dall’Iran”. Ma siccome le uniche fonti ufficiali dall’Iran sono quelle governative, mentre in rete arrivavano via Twitter migliaia di messaggi al minuto che parlavano di vittime, decine e decine di filmati sulle manifestazioni, alle 14 l’Ansa scriveva una nota del capo della polizia di Teheran che negava sia i morti che le manifestazioni. Bella informazione, non c’è che dire. Solo intorno alle 18 si è parlato di vittime. Erano passate otto ore dai fatti e circa 90.000 messaggi di utenti di Twitter dall’Iran. Forse qualcuno dovrebbe spiegare a questi signori che nell’era del digitale e del web-2 le informazioni viaggiano su diversi canali da quelli ufficiali, specie quando quelli ufficiali sono in mano ad un regime sanguinario. Noi non siamo un organo di informazione, quindi magari non riusciamo a capire questa logica, ma crediamo che qualcosa si debba cambiare. All’estero già lo fanno.
Fatto sta che, mentre in Iran i giovani ragazzi si fanno massacrare per un pugno di Diritti, l’occidente continua a rimanere impassibile di fronte a questo cambiamento epocale. Posso capire che lo facciano i paesi arabi, da sempre ostili ai persiani. Posso capire che gli arabi preferiscano un Iran in mano ad un folle ma retrogrado, piuttosto che un popolo persiano colto ed evoluto. Posso capire che gli arabi preferiscano tenere la tensione molto alta nel Golfo per ragioni economiche. Quello che non posso davvero capire è come l’occidente, Unione Europea in testa, rimanga così incredibilmente passivo. Certo, anche ieri ci sono state le condanne verbali di Francia, Stati Uniti, Italia e Unione Europea, ma siamo al minimo sindacale.
I ragazzi iraniani e con loro la democrazia e il concetto di Diritto, hanno bisogno del sostegno attivo del mondo libero, altrimenti ci ritroveremo come nel caso dei monaci buddisti birmani, massacrati di fronte agli occhi del mondo senza che nessuno alzasse un dito per impedirlo (chi lo ricorda più questo fatto?). Non c’è politica che tenga di fronte ad una rivoluzione per i Diritti. Non c’è alcuna giustificazione all’immobilismo.
Noi chiediamo che l’Unione Europea si assuma le sue responsabilità di fronte al popolo iraniano. Chiediamo che istituisca una commissione ad hoc per studiare velocemente le strategie necessarie a dare appoggio politico al movimento riformista iraniano. Insomma chiediamo la fine dell’immobilismo e l’inizio di una politica dei Diritti attiva non solo a parole ma nei fatti. Solo così potremo finalmente guardare negli occhi i giovani ragazzi persiani, pronti a sacrificarsi per quello che noi non sappiamo dar loro.
Articolo scritto da Franco Londei