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Franco Londei > rr Medio Oriente > John Kerry & Tzipi Livni a Roma: i conti senza l’oste
rr Medio Oriente

John Kerry & Tzipi Livni a Roma: i conti senza l’oste

Franco Londei
Franco Londei 9 Maggio 2013
Updated 2013/05/09 at 8:15 AM
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john-kerry-Tzipi-Livni

Ieri John Kerry è arrivato a Roma dove ha incontrato il Ministro della Giustizia israeliano, Tzipi Livni. Oggetto dell’incontro il rilancio delle trattative di pace con i palestinesi. In questo contesto il Segretario di Stato USA, John Kerry, ha incontrato anche il Ministro degli Esteri giordano, Nasser Judeh,  e una delegazione palestinese.

Alla fine dell’incontro sia John Kerry che Tzipi Livni si sono detti ottimisti in merito a una “imminente ripresa dei colloqui di pace con i palestinesi”. Solo che questo ottimismo oltre a non fare i conti con quello che pensa la maggioranza dei palestinesi non fa i conti né con l’assoluta inaffidabilità di Abu Mazen e neppure con quello che avviene in Cisgiordania. E’ come fare i conti senza l’oste.

Cosa pensa la maggioranza dei palestinesi: cercare di far ripartire le trattative di pace tra israeliani e palestinesi quando la maggioranza di questi ultimi pensa che Israele non dovrebbe esistere è un paradosso non da poco. Secondo recentissimi sondaggi  oltre il 75% dei palestinesi pensa che Israele occupi abusivamente la terra dove sorge lo Stato Ebraico. Quindi non dovrebbe esistere. Di questi la maggioranza pensa che gli arabi dovrebbero fare una guerra santa per distruggere Israele. Insomma, la maggioranza dei palestinesi la pensa come Hamas.

L’inaffidabilità di Abu Mazen: il leader della ANP, Abu Mazen, non rappresenta i palestinesi, nemmeno in forma ufficiale. Già da quattro anni infatti si sarebbero dovute tenere le elezioni presidenziali essendo il suo mandato scaduto nel 2009, ma Abu Mazen ha prorogato unilateralmente la durata del suo mandato diventando così, di fatto, una sorta di dittatore. Non solo, se quando parla all’esterno dei territori palestinesi Abu Mazen fa la parte della colomba, all’interno fa il falco allineandosi alle posizioni di Hamas in cerca del consenso interno che continua a mancargli proprio grazie a quanto esposto al punto precedente.

Cosa succede sul terreno: gli israeliani non si fanno ingannare dalle questioni diplomatiche. Sanno benissimo che una pace con i palestinesi è una chimera. Oltre 60 anni di promesse disattese da parte palestinese hanno insegnato agli israeliani che una firma palestinese su qualsiasi trattato non ha alcun valore e che gli arabi continueranno all’infinito a cercare la distruzione di Israele. E’ una cruda realtà con la quale il popolo israeliano sa di dover fare i conti. Perché quindi cedere terreno ai palestinesi? Ieri mentre John Kerry e Tzipi Livni parlavano del nulla a Roma, l’Amministrazione Civile israeliana approvava un piano per la costruzione di 296 unità abitative a Beit El, in Cisgiordania.

Ieri Tzipi Livni ha detto a John Kerry che “raggiungere un accordo di pace con i palestinesi è nell’interesse di Israele”, il problema è che non sembra essere negli interessi dei palestinesi, per cui tutti questi sforzi diplomatici sono perfettamente inutili. In fondo, parole pubbliche a parte, questa situazione sta bene a tutti, soprattutto agli arabi. Hamas può continuare a fomentare odio e sa benissimo che in caso di pace la sua presenza sarebbe inutile. Gli Stati arabi non possono riconoscere in alcun modo Israele perché rischierebbero una sollevazione popolare incontrollabile. Abu Mazen continua a fare il Presidente della ANP e a intascarsi milioni e milioni di dollari degli aiuti internazionali. Chi glielo fa fare agli arabi di cambiare le cose? Se a questo ci aggiungiamo l’enorme “business umanitario” e il “business delle armi” che genera la questione palestinese il gioco è fatto.

L’unico a non capire questa cosa è John Kerry che continua imperterrito a dare credibilità alla Lega Araba e ad Abu Mazen.

Noi riteniamo che con tutto quello che avviene in Medio Oriente e con quello che presumibilmente avverrà a breve, la questione palestinese sia l’ultima cosa a cui pensare e che le priorità siano ben altre. In fondo, davvero, a tutti (meno che a Israele) sta bene che le cose rimangano così.

Noemi Cabita

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TAGGED: accordi di pace israele palestina, john herry, Tzipi Livni
Franco Londei 9 Maggio 2013

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