Non si ferma il terrorismo palestinese e continua la sua folle e vigliacca strategia che consiste nel colpire i civili inermi. Ieri sera l’ennesimo gravissimo atto di terrorismo fuori di una delle più famose discoteche, la “Haoman 17” a sud di Tel Aviv.
Un palestinese che aveva precedentemente rubato un taxi ferendo l’autista, si è gettato contro checkpoint della polizia istituito fuori dal locale e uscendo dalla macchina al grido di “Allahu akbar” ha iniziato ad accoltellare i passanti e i poliziotti. Prima di essere fermato ha ferito otto persone (tre poliziotti) di cui una versa in condizioni gravissime.
L’attentatore, originario di Nablus, ha detto alla polizia che aveva pianificato l’attento con molta cura e che aveva preso di mira il “Haoman 17” in quanto sapeva che li c’erano molti giovani (oltre 1.000) che festeggiavano la fine delle vacanze. A rovinare i piani del terrorista palestinese è stata la presenza del checkpoint della polizia che lui non si aspettava. La sua intenzione era quella di uccidere quanti più giovani israeliani possibili e poi di essere a sua volta ucciso per diventare un martire.
L’episodio deve far riflettere su quanto sia importante la sicurezza intorno a Israele e su cosa potrebbe accadere se la cinta di sicurezza fosse alleggerita. Sono centinaia i giovani palestinesi che mirano a diventare martiri e che ogni giorno studiano il sistema di introdursi in Israele per compiere attentati. Questa volta è andata bene ma occorre alzare ulteriormente la guardia anche in previsione di quello che potrà accadere a settembre quando la ANP chiederà all’Onu il riconoscimento dello stato palestinese, periodo durante il quale l’intelligence israeliana prevede gravi incidenti e attentati.
Secondo Protocollo Israel