Africa e nuovo decennio: ora basta teatrini

Si è chiuso uno dei peggiori decenni che la storia ricordi, un decennio che ha visto prima il terribile attentato alle Torri Gemelle poi l’inizio della cosiddetta “guerra al terrorismo”, una guerra tutt’ora in corso e che ha portato morte e distruzione in molte parti del pianeta. Il clima (inteso come meteorologico) ha provocato danni e morte. Infine è arrivata una crisi globale che ha messo letteralmente in ginocchio le economie più deboli.

Come sempre a farne le spese, o perlomeno a pagare il prezzo maggiore, di tutte queste congiunture negative è stata l’Africa. La guerra al terrorismo si è spostata (e si sta spostando) sulle terre africane. L’effetto serra sta provocando carestie e distruggendo raccolti indispensabili per la vita della popolazione, mentre la crisi economica ha letteralmente bloccato qualsiasi forma di sviluppo che, anche se lentamente, stava emergendo in diversi Paesi africani. La ciliegina sulla torta è arrivata proprio in chiusura del decennio con i due grandi eventi che avrebbero potuto (e dovuto) cambiare la storia: il vertice FAO e il vertice sul clima di Copenaghen.

Sul vertice FAO c’è solo da stendere un velo pietoso, se possibile più pietoso delle altre volte vista proprio la gravità della situazione. A fronte di dati impressionanti (un bambino morto per fame ogni 5/6 secondi) si è assistito prima ad un teatrino imbarazzante con il direttore della FAO che proclamava un ridicolo e nemmeno simbolico sciopero della fame finito poi nei soliti bagordi dei party organizzati dalle varie delegazioni, per arrivare al clamoroso e non inaspettato nulla di fatto delle dichiarazioni finali farcite come sempre di tanta retorica, da tante promesse, ma da zero fatti. Nemmeno una voce si è alzata contro gli scandalosi sprechi della FAO che a fronte di 1,73 miliardi di dollari ricevuti lo scorso anno ne ha spesi ben 1,48 per “spese di gestione e di rappresentanza” destinando solo le briciole (248 milioni di dollari) alle popolazioni affamate. Nemmeno un cenno sui tanti progetti presentati lo scorso anno e mai implementati. Nemmeno una protesta sugli stipendi da nababbo che percepiscono i suoi dipendenti e sui viaggi in prima classe con pernottamenti in hotel da favola dei loro dirigenti. Qualcuno direbbe, solo chiacchiere e distintivo. Fatto sta che due giorni dopo il vertice, calato il sipario sulle amazzoni d Gheddafi e sulle stravaganze dei leader presenti, sui party e sulle orge (vere o presunte), nessuno ne ha più parlato della fame nel mondo. E intanto un bambino continua a morire per fame ogni 5/6 secondi.

Ma se quello della FAO è stato solo il solito teatrino già visto altre volte (nulla di nuovo, credetemi), il fallimento più eclatante del decennio passato è stato senza dubbio il vertice sul clima di Copenaghen. Forse all’uomo della strada non è ben chiaro la portata di questo flop globale, ma le conseguenze saranno devastanti nei prossimi anni, soprattutto per l’Africa e per i paesi più poveri. La temperatura del pianeta continuerà a crescere, i periodi di siccità aumenteranno mentre saranno sempre più frequenti gli “episodi estremi”, cioè improvvise piogge torrenziali di breve durata e successive proprio a lunghi periodi di siccità che travolgono tutto, raccolti, bestiame e persone. Già in Africa si assiste periodicamente a questi eventi. L’Etiopia, solo per fare un esempio, lo scorso anno è stata vittima di lunghissime siccità e di improvvise quanto brevi alluvioni con il risultato di centinaia di morti tra la popolazione, migliaia di capi di bestiame uccisi e interi raccolti persi. Come l’Etiopia ci sono centinaia di altri casi, dall’India al Bangladesh passando per tutta la parte orientale dell’Africa fino al sud del continente, devastato da carestie e malattie (chi si ricorda più del colera in Zimbabwe??)

A peggiorare la situazione del continente africano ci sono poi, come sempre, i tanti conflitti armati (molti completamente dimenticati) che affliggono le popolazioni africane, conflitti spesso generati e finanziati dall’avidità di risorse dei Paesi ricchi. Negli ultimi anni poi la situazione è persino peggiorata con lo spostamento del fronte della guerra al terrorismo dall’Asia all’Africa. La Somalia, per fare un esempio, è diventata il nuovo Afghanistan. Il Sudan si sta sempre più estremizzando e negli ultimi mesi è diventato (insieme all’Eritrea) l’autostrada delle armi dirette ai gruppi terroristici in Medio Oriente. La parte occidentale dell’Africa è diventata il crocevia mondiale del traffico di droga oltre a terreno fertile per il terrorismo internazionale. E si potrebbe continuare per ore a parlare di guerre e micro-conflitti africani, tutte cose risapute ma troppo spesse relegate nel dimenticatoio globale salvo tirarle fuori quando c’è da mettere in piedi un teatrino o per raccogliere fondi per quella o per quell’altra causa.

Beh, non è più il momento di fare sterili teatrini, non è più il momento di organizzare feste, party e orge con la scusa di voler risolvere i problemi dell’Africa. Adesso più che mai è il momento di passare ai fatti concreti. L’Africa è il continente dove tutto è nato (compreso l’uomo) ed il continente da dove può partire la fine di tutto. L’economia globale dipende per buona parte dalle risorse africane (dal petrolio al coltan passando per tutti i minerali preziosi di cui è ricco il continente africano). Il clima globale risente di quello che avviene in Africa (e qualcuno vuole distruggere la foresta pluviale del Congo), mentre buona parte dell’emigrazione parte proprio dall’Africa con tutte le conseguenze che l’impatto di centinaia di milioni di poveri affamati può avere sugli equilibri geo-politici globali. Se non ci si rende conto di questo allora davvero l’umanità è messa male. E allora basta teatrini, ora servono azioni concrete, magari meno eclatanti, ma mirate a risolvere i problemi dell’Africa che poi sono i problemi di tutti. Speriamo che il nuovo decennio porti a questo, speriamo che i teatrini vengano sostituiti dai fatti. Il tempo stringe e non i sa se nel 2020 il clima globale sarà ancora così indulgente con l’umanità.

Articolo scritto da Sharon Levi