Di Maio Ministro degli esteri non riesco proprio a digerirlo. Chiedo scusa se do l’impressione di essere prevenuto, ma la situazione internazionale è tale che in quel ministero ci vorrebbe qualcuno con una esperienza ampiamente verificata.
Non me ne importa se non sa parlare l’inglese. Al MAE (Ministero deegli Affari Esteri) ci sono persone super competenti che sanno parlare ogni lingua e che sapranno sopperire a questa grave mancanza.
Mi importa invece della poca esperienza internazionale e delle idee a dir poco bizzarre su scenari internazionali importantissimi come il Medio Oriente e il Sud America.
Non posso dimenticare quando Di Maio andò in Israele con Manlio Di Stefano e non solo esordì con un “buongiorno dalla Palestina” davvero ridicolo, soprattutto non posso dimenticare quello che i due eroi si inventarono pur di denigrare Israele.
E cosa dire delle posizioni del Movimento 5 Stelle sulla situazione in Venezuela e soprattutto sul dittatore che lo sta dissanguando, quel Maduro che piace tanto a quelli del M5S che fanno politica estera?
Ma non è nemmeno questo il vero problema.
Tra le prime cose dette da Di Maio nella sua figura di Ministro degli Esteri italiano, c’è quella di dare attenzione particolare all’Africa.
Magari, mi sono detto. Ma poi mi sono ricordato che tutti, e dico tutti, i Ministri che lo hanno preceduto hanno detto la stessa cosa, salvo poi fare l’esatto contrario. È una specie di mantra come la sconfitta della fame e la pace per tutto il mondo.
Dare attenzione all’Africa significa lavorare alla base di quello che per un sacco di gente è il problema dei problemi: l’immigrazione.
L’altro giorno sui social mi ero augurato che il prossimo Ministro degli esteri lavorasse ad un programma di cooperazione e sviluppo minimo decennale, una cosa che chiedo (e chiediamo) da tempo immemorabile.
Lavorare allo sviluppo africano significa aggredire il problema delle migrazioni alla base. Ma servono programmi e progetti seri, idee innovative, esperienza sui meccanismi politici africani. Tutte qualità che Di Maio non ha. E questa volta non è come per l’inglese, qui quelle due o tre cose servono veramente e non credo che il buon Ministro Di Maio le abbia.
Medio Oriente, Africa e Sud America, tre teatri con crisi complesse che vorrebbero tutto meno che un Ministro ideologizzato e incompetente.
Spiace sinceramente che questo nuovo governo, che secondo me nemmeno doveva nascere, abbia scelto di mettere un uomo qualsiasi in una posizione dove ci sarebbe bisogno di un fuoriclasse. Spiace che ancora una volta si finirà per sottovalutare i problemi africani, quegli stessi problemi che poi si ripercuotono su di noi attraverso l’immigrazione.
Il Medio Oriente e l’ostilità di Di Maio verso Israele mi preoccupa di meno. Israele sa come difendersi da solo e, a dirla tutta, non ha mai avuto bisogno della politica italiana per altro sempre molto ambigua.
Mi preoccupa invece che in un momento così tragico per l’Africa, un momento pieno di crisi gravissime, si decida di mettere agli Esteri uno come Di Maio. Davvero non si poteva fare meglio?