Congo: un vero inferno in terra. E all’Onu si parla solo di Palestina

6 Aprile 2015

Sentito mai parlare della Repubblica Democratica del Congo? No? Eppure dovreste perché in Congo sono morte milioni di persone, perché nell’est del Congo da anni si combatte una guerra sanguinosissima per il controllo delle risorse che ci riguarda molto da vicino perché è da quell’area che arriva il materiale necessario a far funzionare i nostri amatissimi smartphone, i tablet e i computer, il Coltan. Ma forse è proprio per questo che ce ne disinteressiamo.

Sembrerà strano, ma nel Congo non ci sono musulmani a massacrare cristiani, sono i cristiani che si massacrano tra loro. Ogni tanto qualcuno prova a metterci dentro qualche improbabile fazione islamica in questa guerra senza fine, ma la realtà è che la guerra in Congo viene continuamente alimentata dalle grandi multinazionali mondiali che vogliono continuare a comprare il coltan, i diamanti, l’oro e persino il legname pregiato a prezzi stracciati. Possibile che con tutti i complottari/complottisti che ci sono in giro, gente che vede ovunque complotti delle multinazionali e dei “poteri forti” nessuno si interessi dell’unico posto al mondo dove avrebbero materiale da vendere in termini di teorie complottare?

La situazione

Teoricamente il prossimo anno in Congo ci dovrebbero essere le elezioni presidenziali, dico teoricamente perché il Presidente Joseph Kabila sembra intenzionato a introdurre una legge che gli permetterà di rimanere al potere senza passare dalle elezioni popolari. La scusa sarebbe proprio la situazione nell’est del Congo che giustificherebbe una prosecuzione del suo mandato per “ragioni di sicurezza nazionale”. Lo scontro con i ribelli delle varie fazioni ma in particolare con quelli delle FDLR (Democratic Forces for the Liberation of Rwanda) sono ancora molto accesi nonostante la “grande stampa” se ne disinteressi completamente. Il Ruanda è uno di quegli “attori esterni” che trae enorme vantaggio dalla destabilizzazione del Congo, l’altro è l’Uganda. Diamanti insanguinati estratti in Congo superano l’esame del Protocollo di Kimberley perché viene fatto figurare che sono estratti in Ruanda o in Uganda. Il coltan estratto in Congo viene acquistato dalle compagnie americane (che hanno un limite imposto dal Congresso) attraverso società ruandesi e ugandesi. I cinesi invece lo comprano direttamente in Congo atterrando nei tanti aeroporti improvvisati in mezzo alla jungla congolese dove “solerti funzionari dell’Onu” controllano che i militari e i ribelli non si spartiscano tutto il bottino e che ne lascino un po’ anche a loro. In mezzo a tutto questo ci sono milioni di persone, molto spesso bambini, che lavorano come schiavi nelle miniere di coltan o in quelle di diamanti, persone costrette non volontarie. Le altre, quelle che sono riuscite a fuggire dalla schiavitù, si trovano in mezzo al fuoco incrociato dell’esercito congolese e dei ribelli e vagano da un campo profughi all’altro. Qui le stragi sono il pane quotidiano non l’eccezione. Gli stupri, anche da parte dei soldati dell’Onu, sono una vera e propria piaga. Le donne fuggono dai villaggi per non essere violentate (e forse uccise) rifugiandosi nei campi dell’Onu dove trovano i militari della MONUC che approfittano di loro. E’ un girone infernale senza fine, un inferno di cui nessuno si interessa. All’Onu e alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite basta che parlino di Palestina, ma di queste cose si guardano bene di parlarne. Chissà, forse perché i grandi boss delle Nazioni Unite sono direttamente coinvolti nell’inferno che sta vivendo il Congo e allora preferiscono parlare di qualcosa che fa più notizia, la Palestina appunto.

E i “grandi difensori dei Diritti Umani”? Non pervenuti. Poche righe su qualche rapporto fatto di copia-incolla ma sul terreno non se ne vede uno che uno. Si incontra solo qualche eroico cooperante delle poche ONG oneste, ma è una goccia nel mare.

Chissà, forse bisognerà aspettare che Abu Mazen rivendichi la metà del Congo e Kinshasa come capitale condivisa per vedere un interessamento dell’Onu e dei media. Potrebbe essere una idea….

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staff RR

La redazione di Rights Reporter con sede in Israele che porta avanti il progetto RR. Collabora attivamente con le maggiori testate israeliane

1 Comment Lascia un commento

  1. I complottisti sono “pilotati” da gente che con i complottisti guadagna. Porsi trasversalmente alle lobbies a questi “sporchi figuri” non conviene sarebbe la fine del business …
    Le multinazionali hanno le redini della stampa internazionale quindi possono a piacimento alzare o abbassare l’attenzione nei confronti di un problema o di un evento qualsiasi.

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