L’Iran è sull’orlo di una grande rivolta popolare mentre la distanza tra il regime e il popolo continua a crescere inesorabilmente.
A dirlo è l’importante analista politico iraniano Hasan Bayadi il quale collega l’innalzamento della tensione in Iran con la brutale repressione del regime, la spaventosa crisi economica e sociale e, soprattutto, la pessima gestione della pandemia di COVID-19 che in Iran ha provocato (ufficialmente) 106.000 morti.
Parlando con il sito web statale Entekhab, Hasan Bayadi ha detto di aspettarsi eventi socio-politici senza precedenti prima di dicembre 2020.
«A causa della cattiva gestione delle varie crisi da parte del Governo le persone non credono più a nessuna corrente politica, non credono più alle promesse e siamo alla vigilia di una grande esplosione di collera popolare».
Anche tra la stampa fuori dall’influenza del regime si inizia a respirare aria di rivolta. Il 31 agosto il quotidiano Mardomsalari scriveva che «la via d’uscita da un vicolo cieco non è l’uso della violenza contro chi chiede risposte», ricordando poi l’errore commesso con le repressioni del 2017 e del 2019 (per non parlare delle proteste post-elettorali del 2009 / 2010).
Il 29 giugno 2020 il deputato Hashem Harisi ha dichiarato: «l’attuale situazione della società iraniana non è tollerabile. Ogni giorno il divario tra il popolo e il governo aumenta. La situazione è troppo fragile. Non possiamo sederci ad aspettare che i problemi si risolvano da soli».
È in questo quadro dove sono in molti ad accorgersi che la situazione sta precipitando che il regime degli Ayatollah sta preparando la sua risposta, che come sempre sarà violenta.
Secondo informazioni provenienti da fonti iraniane lunedì 14 settembre, Mohammad Yazdi, comandante del corpo di “Mohammad Rasool-allah” di Teheran, ha annunciato che sarebbe stato realizzato un piano chiamato “Sicurezza di vicinato”. Questo piano utilizzerà la capacità delle basi paramilitari Basij e formerà “squadre di assalto” in diverse regioni di Teheran per, come dice lui, fornire la sicurezza di tutti i quartieri della capitale.
Yazdi ha detto che «queste squadre hanno il compito di affrontare teppisti, ladri e perturbatori della sicurezza», ma è chiaro che il regime si sta effettivamente preparando ad affrontare il pericolo di una rivolta popolare, pronta a scoppiare in qualsiasi momento. Anche perché, affrontare la microcriminalità come ladri e teppisti è sempre stato un compito della polizia e non di corpi speciali anti-sommossa.
Fino ad ora il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (IRGC) è rimasto sostanzialmente a guardare nonostante dietro ad ogni repressione ci siano loro, i pasdaran.
Tuttavia fonti interne all’Iran riportano della formazione di diverse “hit squads”, squadre di Basij direttamente agli ordini dei Guardiani della Rivoluzione distribuite nei maggiori quartieri delle città più importanti, con il compito di reprimere sul nascere qualsiasi manifestazione.
«Il popolo iraniano vuole che le Nazioni Unite applichino le sanzioni contro questo regime» scrive il giornalista Hassan Mahmoudi. «Se non lo faranno Khamenei continuerà con la sua sanguinosa repressione perché è l’unico modo che ha per non perdere il potere».
«I poveri, l’esercito di persone affamate e un esercito di persone in lutto ferite da questo regime durante i 41 anni del suo governo troveranno il momento giusto» scrive ancora Mahmoudi. «Quando arriverà quel momento, nessuno di tutti questi piani repressivi, né l’IRGC o il suo apparato di sicurezza sarà in grado di fermare il diluvio di questo esercito che cancellerà questo regime dalla faccia della terra».