Quello che sto per dire ai più sembrerà un paradosso inconciliabile con quella che sembra essere la realtà dei fatti. Eppure ne sono assolutamente convinto: quella iraniana è l’unica democrazia possibile nel vasto mondo islamico e l’unica (Israele a parte) in Medio Oriente.
Cercherò di spiegare da cosa deriva questa mia profonda convinzione e perché credo che il mondo occidentale abbia fatto un errore capitale a non appoggiare la rivolta dei giovani iraniani che nel 2009 si sollevarono contro elezioni palesemente truccate da Ahmadinejad e dai Mullah che detengono il potere in Iran.
Prima di tutto, rispetto alle cosiddette primavere arabe, in Iran ci fu una massiccia partecipazione delle donne alle proteste, cosa che in Tunisia, Libia, Egitto e Siria non è avvenuto. Già di se questa è una rivoluzione per il mondo islamico. Poi alla base della rivolta c’era veramente una richiesta di maggiori Diritti e non una malcelata richiesta di trasformare lo Stato o la dittatura in una sorta di “stato islamico” come è avvenuto in tutti gli Stati dove la cosiddetta “rivoluzione” ha vinto. Basti guardare cosa è successo in Libia, in Tunisia, in Marocco e cosa sta succedendo in Egitto. In Iran la richiesta più forte era quella di abolire la sharia e non di reintrodurla o addirittura di estremizzarla come è avvenuto in Libia. I giovani iraniani volevano completa parità di Diritti tra uomini e donne, uno Stato che pensasse allo sviluppo e alla pace, la fine dell’odio verso le altre razze, una equa distribuzione delle ricchezze del Paese e soprattutto chiedevano la fine del potere estremista dei Mullah. Insomma, volevano una democrazia reale e non uno Stato islamico.
Di tanti ragazzi iraniani (uomini e donne) con cui ho parlato durante e dopo le rivolte contro Ahmadienjad, nessuno ha mai detto una sola parola contro Israele, anzi, a molti di loro sarebbe piaciuto andare a studiare nelle università israeliane e aprire un dialogo diretto con i giovani israeliani. Alcuni mi hanno persino raccontato di come ebrei e persiani abbiano tante cose in comune, compreso l’essere odiati profondamente dagli arabi, sentimento questo ricambiato sia dagli israeliani che dai persiani. Ho notato piuttosto una certa invidia da parte dei giovani iraniani verso i loro coetanei israeliani per la libertà di cui godono in Israele. Mai sentita una sola parola d’odio.
Ciò non toglie che ci siano iraniani che odiano gli israeliani almeno quanto odiano gli arabi, ma sono persone vicine al regime o di una certa età, magari abitanti le campagne, ben indottrinati dalla Tv di Stato e dai sindaci dei vari villaggi. Ma i milioni di giovani che vivono in città, che studiano e che hanno una certa cultura non vedono in Israele un nemico, anzi, vi vedono un punto di riferimento, un obbiettivo da raggiungere. In Iran questi milioni di giovani sono considerati “traditori” solo perché rifiutano la logica dell’odio e perseguono quella della democrazia e del Diritto al di fuori del concetto islamico portato all’estremo da Mullah. Certo, questo non toglie che rimangano islamici, ma hanno una cultura dell’Islam decisamente diversa rispetto ai loro coetanei arabi. Molto più blanda, quasi laica.
Ecco perché sono convinto che l’unico Stato, oltre ad Israele, che potrebbe diventare veramente democratico in Medio Oriente è l’Iran. So che in molti mi daranno del matto, che l’attuale situazione dice tutto il contrario, ma io credo che se in Iran i giovani riuscissero finalmente ad abbattere il potere degli Ayatollah e di quel folle di Ahmadinejad, la democrazia scoppierebbe spontanea. Ce l’anno nel DNA e, soprattutto, nel cervello.