Il capo del Mossad David Barnea ha concluso giovedì un viaggio a Washington per colloqui ad alto livello con funzionari statunitensi, nell’ambito degli sforzi israeliani contro il ripristino dell’accordo nucleare con l’Iran.
Secondo l’Ufficio del Primo Ministro, Barnea ha avuto incontri con il capo della CIA William Burns, il direttore dell’FBI Christopher Wray, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin, il presidente dello Stato Maggiore congiunto Mark Milley e alti funzionari del Dipartimento di Stato.
Barnea ha mostrato ai funzionari “materiale di intelligence sensibile” e ha sottolineato che “Israele non potrà stare a guardare mentre l’Iran continua a ingannare il mondo“, secondo una dichiarazione dell’Ufficio del Primo Ministro.
“Il direttore del Mossad ha appreso dalle sue controparti che gli Stati Uniti rimangono impegnati nella sicurezza dello Stato di Israele” ha aggiunto il comunicato.
“Gli americani hanno sottolineato che non permetteranno all’Iran di ottenere un’arma nucleare e che continueranno ad agire in piena cooperazione con lo Stato di Israele per quanto riguarda le questioni regionali in Medio Oriente che riguardano la sicurezza dello Stato di Israele“.
Nelle ultime settimane i funzionari israeliani hanno intensificato i contatti con le controparti americane ed europee per valutare un possibile rilancio dell’accordo sul nucleare iraniano, dato che le parti sembravano vicine a un accordo.
Tuttavia, i colloqui sembrano essersi arenati nell’ultima settimana, con l’Iran che ha avanzato una serie di richieste respinte da Stati Uniti e Unione Europea.
Israele ha esercitato pressioni sugli Stati Uniti affinché non rientrassero nell’accordo nucleare del 2015. Un alto funzionario della Difesa ha dichiarato il mese scorso che Israele ha due problemi principali con l’accordo emergente: la cosiddetta clausola di decadenza, che eliminerebbe le limitazioni al programma nucleare iraniano alla scadenza dell’accordo, e l’alleggerimento delle sanzioni che consentirebbe all’Iran di aumentare i finanziamenti ai suoi proxy.
Biden ha assunto l’incarico con l’obiettivo di rilanciare l’accordo, abbandonato nel 2018 dal suo predecessore Donald Trump, che ha scatenato una raffica di nuove sanzioni contro lo Stato guidato dal clero.
Israele ha nel frattempo spinto gli Stati Uniti a preparare un’opzione militare contro l’Iran e Biden ha dichiarato a luglio che sarebbe pronto a usare la forza se necessario per impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare.
Israele si è a lungo opposto all’accordo, sostenendo che l’Iran sta cercando di costruire una bomba nucleare, e ha pubblicato informazioni che, a suo dire, rivelano il programma di armamento iraniano. L’Iran ha negato qualsiasi intenzione nefasta e sostiene che il suo programma è concepito per scopi pacifici, anche se di recente ha arricchito l’uranio a livelli che secondo i leader internazionali non hanno alcun uso civile. (Art. in inglese)