Clima: al vertice di Copenaghen negazionisti all’attacco

global warming

A soli due giorni dal vertice sul clima di Copenaghen, non si placa la polemica innescata dal cosiddetto “climagate”, cioè la violazione da parte di alcuni hacker delle e-mail appartenenti agli scienziati dell’università britannica della East Anglia dalle quali si evincerebbero evidenti manipolazioni dei dati sul peggioramento del clima.

Secondo quanto affermano i negazionisti della catastrofe climatica, gli scienziati della East Anglia University avrebbero deliberatamente taroccato alcuni dati sul surriscaldamento del pianeta al fine di incutere terrore nella popolazione. Il climatologo australiano Ian Plimer dell’università di Adelaide e Melbourne è arrivato a sostenere che “il global warming è una gigantesca frode usata dai Governi per ingannare i cittadini e aumentare le tasse”. L’Onu ha annunciato ieri di aver aperto una inchiesta per verificare se le accuse lanciate contro gli scienziati inglesi corrispondono a verità.

Di certo c’è che la vicenda del “climagate” ha ridato fiato a tutti coloro che sostengono che il global warming, cioè il surriscaldamento del pianeta, non è così grave come viene descritto. Questo rischia di compromettere gli sforzi internazionali per convincere Stati Uniti e Cina, i due maggiori inquinatori, a prendere impegni vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas serra.

A smentire i negazionisti ci ha pensato ieri un rapporto redatto dal Met Office, il servizio meteorologico britannico che in una mappa interattiva ha illustrato le nefaste conseguenze del global warming, tra le quali particolare impressione hanno destato i dati relativi all’Italia. Infatti secondo lo studio del Met Office le estati italiane entro fine secolo diventeranno torride con un aumento di 6-8 gradi. Sempre entro la fine di questo secolo, le risorse idriche dell’area mediterranea subiranno una riduzione del 70%, mentre il manto delle foreste a livello globale diminuirà del 45%. Uno scenario apocalittico.

E’ chiaro che la contrapposizione tra i negazionisti e i catastrofisti è netta. Un dato però è certo: la temperatura del pianeta negli ultimi decenni è costantemente aumentata. Molti ghiacciai sono praticamente scomparsi e quelli che sono rimasti si sono sensibilmente ridotti. I poli si stanno letteralmente sciogliendo. Nei paesi caldi, in particolare in Africa, i lunghi periodi di siccità hanno distrutto milioni di ettari si coltivazioni aumentando, se possibile, ancora di più la povertà. Questi sono dati perfettamente visibili da tutti, non occorre essere degli scienziati.

E’ nostro parere, senza fare inutili catastrofismi, che la situazione sia arrivata ad un punto davvero critico. Siamo ad un passo dal punto di non ritorno ed è necessario che, soprattutto i grandi inquinatori, facciano urgentemente qualcosa per arginare il global warming. Stati Uniti, Cina, India, Brasile, cioè i maggiori inquinatori e le economie emergenti, devono prendere impegni seri e oculati che da un lato non devono frenare lo sviluppo ma dall’altro devono preservare il pianeta, cioè la vita di tutti. Uno studio dell’economista Marshall Burke dell’Università della California sostiene addirittura che a causa del global warming aumenteranno i conflitti, in particolare in Africa.

Ma è indispensabile che tutti, non solo i grandi Paesi, siano impegnati fortemente nella salvaguardia del pianeta. I governi devono predisporre strategie energetiche ecologiche aumentando sensibilmente e in poco tempo la produzione di energia pulita. Le grandi industrie, specie quelle petrolifere e minerarie, devono cambiare le loro strategie di sfruttamento delle risorse. Non si può vedere, con una situazione del genere, compagnie come l’italiana ENI presentare progetti come quello sullo sfruttamento delle sabbie bituminose del Congo che così fortemente noi contestiamo, un progetto che potrebbe distruggere uno dei maggiori polmoni della terra. Anche l’uomo della strada dovrebbe abituarsi a quei piccoli gesti, come la raccolta differenziata o il consumo di materiali eco-sostenibili, che se applicati in massa potrebbero aiutare parecchio il nostro bellissimo pianeta. La responsabilità è di tutti.

Ora speriamo che lunedì prossimo, dal vertice sul clima di Copenaghen, emergano impegni importanti da parte dei maggiori inquinatori e speriamo che i negazionisti la smettano di negare l’evidenza dei fatti. Adesso c’è davvero bisogno dell’impegno di tutti. La Terra è malata, cerchiamo di non farla morire.

Articolo scritto da Elisa Arduini

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Filo-israeliano, anti-Trumpiano

3 Comments Lascia un commento

  1. Io non capisco questi negazionisti. Come si fa a non vedere la situazione climatica del pianeta? Secondo me questi lo fanno di professione, negano per lavoro e per interesse. L’alternativa è che siano effettivamente dei deficienti

  2. Guarda che se c’è un bel business dietro all’allarmismo ce n’è altrettanto dietro al negazionismo. Dici bene quando scrivi che c’è gente che fa il negazionista di professione, in tutti i settori

  3. guardate che il tmet office non è la bibbia, io potrei citarvi migliaia di ricerche scientifiche che smentiscono quei dati, senza contare che è evidente che in questi anni non ci sia stata la possibilità di un serio dibatttito per gli stessi motivi che hanno portato al climategate

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