So benissimo che sto per infilarmi in uno di quei tunnel nei quali si diventa bersaglio di accuse di complottismo e via dicendo, ma non posso non notare e far notare alcune cose che continuano a non tornarmi in merito al COVID-19 in Cina.
Premesso che continuo a pensare che il comportamento cinese in occasione dell’inizio della pandemia sia stato da nazione canaglia e che Pechino andrebbe portato davanti a un tribunale internazionale e accusato di crimini contro l’umanità, ciò premesso non mi sento di escludere a priori la teoria “complottista” della guerra biologica.
Il vecchio e saggio Andreotti diceva che «a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca». Ieri 13 ottobre, dati ufficiali, in Cina c’erano 13 infetti da COVID-19. TREDICI infetti su una popolazione di 1,3 miliardi di persone.
Capite che la cosa stona parecchio specie se si pensa che in tutto il resto del mondo si sta affrontando una seconda ondata del virus cinese piuttosto difficile da gestire. E se a questo aggiungiamo il fatto che la Cina, dove il virus è nato e dove ha avuto inizio la pandemia, è l’unica nazione che avrà il prodotto interno lordo (PIL) in positivo, i “cattivi pensieri complottisti” non possono che aumentare.
Ora, a tutto questo ci sarà sicuramente una risposta logica, ci sarà un motivo se il virus attacca e infetta in tutto il mondo ma non in Cina. A Pechino avranno capito meglio degli altri come si fanno i lockdown, avranno capito meglio del resto del mondo come si combatte il virus, i cinesi ci daranno dati falsi sulla pandemia in Cina. Non lo so, qualcosa ci deve pur essere perché l’alternativa, al netto di qualsiasi forma di complottismo, è realmente una forma di guerra biologica volta a mettere in ginocchio l’economia mondiale a favore di quella cinese.
Lo so, adesso arriverà il giustiziere di turno e dirà che sono un povero idiota che crede ai complotti. OK, però vorrei delle risposte e per quanto abbia cercato al momento non ne ho avute.