Dire ribelli Houthi nello Yemen significa dire Iran

Nessun malinteso. Quando dici ribelli Houthi nello Yemen è come dire Iran, è come dire Ayatollah. Eppure dalle parti del Golfo Persico, specie negli Emirati Arabi Uniti, sono titubanti ad ammetterlo.

E si perché in quel caso l’attacco mortale di lunedì scorso agli impianti petroliferi di Abu Dhabi, prontamente rivendicato dai ribelli Houthi dello Yemen, sarebbe invece da attribuire a Teheran.

Eppure è proprio così. Nelle ultime settimane gli Emirati hanno affiancato i sauditi nell’offensiva contro gli Houthi in Yemen violando un vecchio accordo con Teheran, e per questo sono stati puniti dagli iraniani.

Gli iraniani, non gli sciiti yemeniti, perché sono i primi ad avere la tecnologia per dirigere attacchi a lunga distanza con droni carichi di esplosivo, non i secondi che a malapena guidano una Toyota. Sono gli iraniani a costruire i droni che hanno colpito e che colpiscono l’Arabia Saudita. Al massimo i ribelli Houthi li possono guidare (ma proprio al massimo e quando l’obiettivo è facile).

E allora perché Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita sono così titubanti ad accusare Teheran per questi attacchi e se lo fanno, lo fanno quasi sottovoce? Paura, semplice paura. Temono gli iraniani, temono i loro missili e temono i loro droni che già hanno ampiamente dimostrato cosa sanno fare.

Specie adesso che gli americani hanno tolto i Patriot dal Golfo Persico e ancora gli arabi non hanno messo a punto una difesa antimissile degna di questo nome per sostituirli.

C’è poi da dire che gli Houthi sono diversi dagli altri gruppi legati all’Iran. Sono più come un vero e proprio prolungamento del braccio maligno degli Ayatollah e in particolare delle Guardie Rivoluzionarie (IRGC) che in cambio forniscono loro armi, denaro, preparazione e persino copertura diplomatica, cosa quest’ultima che non fanno per nessun altro gruppo a loro collegato.

Molti analisti sostengono che gli Houthi non lanciano attacchi contro i sauditi o contro gli Emirati senza la preventiva approvazione di Teheran.

Non è un caso che pochi giorni prima l’attacco a Dubai una delegazione Houthi abbia incontrato in Oman il Ministro degli esteri iraniano come non è un caso che sempre una delegazione Houthi abbia incontrato il Presidente iraniano, Ebrahim Raisi, poche ore dopo lo stesso attacco.

Però sia in occidente che nel Golfo si continua a non collegare ufficialmente i ribelli Houthi con l’Iran, si continua a considerarli due entità separate quando invece sono una unica entità.

E allora, l’Arabia Saudita e la coalizione che la sostiene non combatte contro i ribelli Houthi dello Yemen ma contro l’Iran. Non sono i ribelli Houthi dello Yemen ad aver attaccato gli impianti petroliferi di Abu Dhabi, ma l’Iran.

Capite che così cambia completamente l’equazione, cambia completamente lo scenario. Ma allora perché si continua a tenere separate le due cose? Perché anche in occidente nessuno osa dire come stanno realmente le cose?

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