Che la Lega Araba fosse contraria (fatte poche eccezioni) alla secessione del Sudan Meridionale dal Sudan è una cosa ormai nota. Sono troppi infatti i tentativi di interferire con il referendum che si terrà il prossimo 9 gennaio 2011 nella regione meridionale del Sudan. Ora, non riuscendo a impedire il referendum la Lega Araba ha pensato di mettere il Sudan dell’amico Bashir nelle condizioni di poter affrontare un conflitto armato con il Sudan People Liberation Movement (SPLM).
Sta tutta qui la fretta che hanno i Paesi Arabi di mettere d’accordo il genocida Bashir con i ribelli del Darfur del Justice and Equality Movement (JEM). Se la mossa riuscisse Bashir potrebbe spostare un gran numero di truppe e mezzi dal fronte del Darfur a quello che presumibilmente si aprirà in Sud Sudan.
Per questo motivo hanno organizzato una nuova riunione tra i mediatori arabi, il Governo sudanese e i rappresentanti del JEM, riunione che nella fase preliminare si è tenuta sabato e domenica a Doha, in Qatar, e che vedrà il coinvolgimento ai massimi livelli nelle prossime settimane. L’obbiettivo è di riportare al più presto i ribelli del JEM al tavolo delle trattative e arrivare ad un nuovo cessate il fuoco. Questa volta però sarebbe diversa, perché sarà la stessa Lega Araba a garantire che l’esercito sudanese non romperà la tregua. Infatti il cessate il fuoco firmato nel febbraio di quest’anno non ha tenuto a causa degli attacchi alle postazioni del JEM perpetrate dall’esercito sudanese. Non solo, la Lega Araba avrebbe anche garantito piena libertà di movimento all’interno del Sudan ai leader del JEM, primo tra tutti Khalil Ibrahim. Le garanzie della Lega Araba andrebbero quindi ben oltre quelle date sempre al Justice and Equality Movement dalle Nazioni Unite e dall’Unione Africana.
Alla Lega Araba negano che la mossa sia finalizzata a permettere a Bashir di riposizionare le proprie truppe dal Darfur al Sud Sudan, ma una fonte vicina al Re Saudita ha detto che nei giorni scorsi c’è stato un acceso scambio di vedute tra i rappresentanti sauditi da un lato e quelli libici ed egiziani dall’altro. I primi non approvano il piano che permetterebbe a Bashir di iniziare un altro conflitto con il Sud Sudan, mentre i secondi vogliono fare di tutto per mantenere l’unità del Sudan anche perché nel caso avvenga la secessione ci sarebbero da rivedere un sacco di contratti firmati dal Sudan, contratti che vanno dal petrolio all’acqua del Nilo, cosa di cui è particolarmente preoccupato l’Egitto. Più defilati sembrano essere gli altri Paesi Arabi, fatta eccezione per gli Emirati Arabi Uniti che appoggiano la linea libico-egiziana a costo di andare contro il loro maggior benefattore, cioè l’Arabia Saudita, e per la Tunisia e lo Yemen che invece sono schierati con i sauditi. I timori dell’Arabia Saudita sono tutti legati agli stretti vincoli di collaborazione che il Sudan ha stretto con l’Iran negli ultimi mesi. L’Arabia vuole tutto fuorché un rafforzamento militare di Khartoum mentre la mossa studiata da Libia ed Egitto permetterebbe ai sudanesi di svincolarsi da un conflitto (quello del Darfur) che, seppur relativamente calmo (almeno per il momento), comporta sempre un enorme impiego di risorse le quali potrebbero tornare utili nel caso si arrivasse ai ferri corti con il Sud Sudan.
Certo, è paradossale che si sollevino dubbi e sospetti su di un atto che in pratica comporterebbe la fine del conflitto in Darfur, ma se questa mossa deve scatenare un conflitto di gran lunga più sanguinoso (come sarebbe quello con il Sud Sudan) allora conviene pensarci molto bene prima di fare qualsiasi cosa. I più ottimisti continuano a sostenere che la mossa della Lega Araba è finalizzata unicamente a mettere fine al conflitto in Darfur, ma i precedenti non fanno ben sperare, E’ infatti utile ricordare che la fine delle tensioni tra Sudan e Ciad, sempre dietro mediazione della Lega Araba, ha comportato un immediato riposizionamento di interi battaglioni sudanesi lungo il confine con il Sudan Meridionale e lungo il confine con la zona di Abyei, senza dubbio la più calda. E allora, ha ragione l’Arabia Saudita a temere che questa mossa sia finalizzata a rafforzare Bashir nel probabile conflitto con il Sud Sudan, oppure hanno ragione quelli che plaudono l’iniziativa come fosse finalizzata solo a raggiungere la pace in Darfur?
Claudia Colombo