Di Moin Kikhia fondatore e Presidente di The Libyan Democratic Institute – Da febbraio, gli occhi del mondo sono stati puntati sugli orrori che si stanno svolgendo in Ucraina. Ma mentre l’attenzione dell’Europa è stata incentrata sulla crisi sul suo fianco orientale, i problemi che stanno nascendo su quello meridionale, in Libia, sono stati ampiamente ignorati.
L’escalation delle tensioni politiche e le recenti esplosioni di violenza minacciano ora di far ripiombare il Paese nella guerra civile, con conseguenze per l’Europa e per la comunità internazionale in generale. Affrontare la crisi libica non è più procrastinabile e per farlo c’è un percorso chiaro da seguire.
Oggi, la nazione più ricca di petrolio dell’Africa si trova in uno stato di totale disfunzione e potrebbe essere accuratamente descritta come uno Stato fallito. Dalla guerra civile, terminata nel 2020, il Paese è di fatto diviso tra un governo riconosciuto a livello internazionale con sede a Tripoli e l’Esercito nazionale libico, allineato alla Russia, che controlla l’est del Paese.
Dopo una sparatoria scoppiata nel cuore di Tripoli a maggio, tra le forze armate fedeli al Governo di unità nazionale e quelle della Camera dei rappresentanti libica della città orientale di Tobruk, a giugno sono emersi dei video che mostrano un convoglio scortato da carri armati e artiglieria che si dirige verso la capitale da una base a Zintan. Due giorni dopo, il mandato del governo è scaduto senza che fosse previsto un piano di nuove elezioni per sostituirlo.
I problemi della Libia non sono solo suoi. L’Europa e la Libia condividono il Mar Mediterraneo: Alessandro Magno, i greci, i romani e persino i normanni hanno scambiato merci, cultura e idee con la Libia. Ma questa vicinanza ha anche fatto sì che i problemi del Paese finissero spesso sulle coste europee.
Ad esempio, dall’inizio della crisi dei rifugiati del 2015, i disperati dell’Africa subsahariana hanno usato la Libia come punto di partenza nel tentativo di raggiungere l’Unione Europea. E poiché l’Europa ha bisogno di fonti energetiche alternative – mentre cerca di tagliarsi fuori dai combustibili fossili russi – la Libia è la fonte di approvvigionamento alternativa più vicina al blocco.
L’Europa sta già lottando per mantenere l’unità sulle sanzioni alla Russia e, se non troverà nuove e abbondanti forniture di carburante, potrebbe essere costretta a revocare l’embargo petrolifero nei confronti di Mosca. Tuttavia, la perdurante instabilità della Libia rende le sue forniture largamente inaccessibili, poiché la maggior parte delle sue riserve è sotto il controllo dell’Esercito Nazionale Libico.
Questo è solo uno dei tanti motivi per cui la comunità internazionale deve smettere di ignorare il caos libico e aiutarlo a tornare a essere uno Stato funzionante.
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