Parlare delle morti nel Mediterraneo è sempre difficile. È un po’ come entrare in un campo minato tanto è difficile farsi capire senza offendere le diverse sensibilità.
Tuttavia credo che sia arrivato il momento di ristabilire alcuni punti fermi, non verità perché in questo campo nessuno ha la verità in tasca, ma rimettere tutte le pedine al loro giusto posto.
È inammissibile che per il naufragio di pochi giorni fa al largo della Libia si debbano incolpare i Paesi europei.
Se c’è qualcuno che non ha fatto il proprio dovere non sono coloro che secondo alcuni avrebbero dovuto salvare quei poveretti, ma sono piuttosto coloro che prima non hanno creato le condizioni affinché non partissero dalla loro terra, e poi gli hanno illusi che mettendosi in mare qualcuno sarebbe arrivato a salvarli.
I veri colpevoli dei morti nel Mediterraneo sono coloro che hanno smesso di studiare progetti di sviluppo che aiuterebbero quei poveretti a stare nei loro paesi d’origine e hanno scelto la via più facile del soccorso emergenziale. Perché è più facile gestire una emergenza piuttosto che studiare e implementare un progetto di sviluppo.
I veri colpevoli dei morti nel Mediterraneo sono coloro che dopo anni ancora non hanno capito, o non hanno voluto capire, che serve assolutamente una fortissima campagna di dissuasione nei paesi d’origine dei migranti affinché siano coscienti del rischio di mettersi nelle mani dei trafficanti di esseri umani.
Personalmente sono letteralmente incarognito con quelle ONG che “aspettano i migranti” invece di implementare progetti di sviluppo che ridurrebbero di moltissimo le migrazioni.
Non posso accettare che grandi organizzazioni non governative che fino a 15/20 anni fa erano pesi massimi della cooperazione allo sviluppo, oggi siano misere organizzazioni per la raccolta di naufraghi.
Non posso accettare che si contestino i lager libici e non quelli turchi di cui nessuno parla nonostante ci vivano milioni di siriani. Perché? Da dove viene questa assurda ipocrisia? Forse che le vittime degli sgherri di Erdogan valgono meno di quelle degli sgherri libici? Oppure non c’è nulla da guadagnare con i profughi in Turchia perché non riescono a mettersi in mare?
Perché è questo il punto vero. Chi riesce a mettersi in mare diventa una fonte di guadagno per il soccorso e per tutto quello che ne segue. Lo sono stati prima per i trafficanti di uomini e poi lo diventano per i “soccorritori”.
Questi poveretti sono stati traditi due volte. La prima quando sono stati convinti a partire dai loro paesi d’origine, la seconda quando sono stati convinti a mettersi in mare perché qualcuno li avrebbe raccolti.
E in tutto questo non c’entrano nulla i paesi europei, la guardia costiera italiana o quella maltese. In tutto questo c’entrano quelli che promettono il “soccorso sicuro”.
Su di loro pesano le morti nel Mediterraneo come le morti nel Sahara pesano su chi non implementa più progetti di sviluppo solo perché non rendono. È ora di finirla con l’ipocrisia.