In un momento in cui il mondo è impegnato in una lotta senza quartiere contro il totalitarismo islamico appare davvero paradossale che si cerchi di creare uno Stato di terroristi che da decenni usa proprio il ricatto terroristico per ottenere quello che vuole e per portare avanti dichiaratamente un progetto genocida qual’è quello di voler distruggere Israele.
Eppure quella che per tutti dovrebbe essere una regola d’oro, cioè non trattare con i terroristi, per i cosiddetti palestinesi è una regola che non vale o quantomeno diventa una regola interpretabile. La cosa assume le sembianze di un vero e proprio paradosso ora che si inizia a parlare della successione di Abu Mazen alla guida della Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e gli unici nomi in lizza per la sua successione sono nomi di terroristi come quello di Marwan Barghouti, condannato a cinque ergastoli per l’omicidio di cittadini israeliani, oppure quello di Mohammed Dahlan, accusato di corruzione, originario di Gaza e arricchitosi facendo affari con gli Stati del Golfo e con metodi mafiosi sfruttando la cosiddetta “causa palestinese” a suo favore. E che dire del preferito da Abu Mazen, quel Saeb Erekat promosso dal Presidente palestinese alla guida della OLP e che come tale si è riproposto di portare avanti la battaglia per la delegittimazione di Israele avviata proprio da Abu Mazen. Di nomi se ne fanno tanti come quello del portavoce della ANP, Nabil Abu Rudeineh, quello del capo dei servizi segreti palestinesi, Majid Faraj, oppure quello del capo della fazione militare Tazmin, Mahmoud al-Aloul, tutti nomi con una storia di terrorismo alle spalle che non lasciano presagire nulla di buono, di certo non fanno pensare a qualcuno che pensi alla pace con Israele e al bene dei cosiddetti palestinesi.
Eppure, nonostante questo evidente paradosso, nonostante i miliardi di dollari spariti nel nulla e finiti ad alimentare il terrorismo e i conti svizzeri dei dirigenti arabi, in occidente si continua a trattare i cosiddetti palestinesi come “angeli della pace”, come una controparte affidabile per arrivare alla pace contribuendo così ad alimentare la colossale truffa palestinese che ormai va avanti da decenni. E pur di mantenere in vita questa assurda farsa si arriva addirittura a deformare letteralmente la storia.
E’ in questo assurdo contesto che c’è chi chiede a Israele di fare la pace con i cosiddetti palestinesi, che chiede cioè allo Stato Ebraico di piegarsi alla assurda logica delle violenza e della sistematica menzogna. Ma se l’occidente lo può fare di certo non lo può fare Israele perché, a differenza dell’occidente, in ballo non c’è solo qualche attentato terroristico da evitare coprendo d’oro i terroristi palestinesi, per Israele in ballo c’è la propria esistenza.
Il problema è che l’occidente è convinto che ai cosiddetti palestinesi interessi creare un proprio Stato. E’ ora di finirla con questa menzogna storica, storica perché è proprio la storia a smentirla. Ai cosiddetti palestinesi non interessa affatto creare un proprio Stato e lo hanno dimostrato in tanti modi durante questi anni. A loro interessa semplicemente rimanere così in attesa di trovare il modo di distruggere Israele o aspettando che qualcuno lo faccia per loro. Se non si parte da questa verità storica (questa si che è una verità) non si potrà mai risolvere l’annosa questione arabo-israeliana. Quello che vogliono veramente i cosiddetti palestinesi è davanti agli occhi di tutti, non serve essere esperti di geopolitica per comprenderlo. E francamente non si sa più nemmeno come definire l’atteggiamento occidentale verso i cosiddetti palestinesi, se definirlo semplicemente accondiscendente oppure complice. Quello che è certo è che di recente si è veramente passato il segno e che nessuno, NESSUNO, può pretendere che Israele rimanga inerte di fronte a una offensiva diplomatica e storica senza precedenti che mira a delegittimare uno Stato democratico e possibilmente a cancellarlo. L’occidente deve scegliere tra il terrorismo islamico più abbietto ben rappresentato dai cosiddetti palestinesi e una democrazia conclamata e reale come quella israeliana. Non ci sono più alternative e, soprattutto, non c’è più tempo di fronte all’avanzata inarrestabile del totalitarismo islamico. Il banco di prova è proprio la cosiddetta questione palestinese. Da qui vedremo se l’occidente si piegherà alla prepotenza islamica oppure deciderà di scegliere la via della libertà e della democrazia.
Scritto da Maurizia De Groot Vos