Tra le cose lette di recente mi ha colpito in modo particolare la storia dello scrittore e giornalista algerino Kamel Daoud.
Daoud si trova nella difficile situazione di essere isolato sia dagli islamisti che dagli ipocriti giornalisti occidentali che si autodefiniscono “progressisti” ma che poi usano tecniche sovietiche per attaccare e isolare quei giornalisti che non la pensano come loro.
Ma cosa ha fatto di male Kamel Daoud per essere attaccato sia da parte islamica che da parte “progressista”? Ha semplicemente descritto quello che fanno gli islamisti in Algeria, un paese che in molti vorrebbero sulla via della “normalizzazione”.
In un editoriale intitolato The Sexual Misery of the Arab World apparso sul New York Times il 12 febbraio del 2016 Kamel Daoud tra le altre cose scrive: «durante l’estate in Algeria, brigate di salafiti e di giovani locali, che si sono nutriti dei discorsi degli imam radicali e dei predicatori della TV islamista, vanno a controllare i corpi femminili, specialmente quelli delle bagnanti in spiaggia. La polizia caccia le coppie, anche quelle sposate, negli spazi pubblici. I giardini sono off-limits per gli amanti a passeggio. Le panchine sono segate a metà per impedire alle persone di sedersi vicine».
Un mese dopo la pubblicazione del pezzo sul NYT, su Le Monde è apparsa una lettera firmata da un gruppo di intellettuali francesi e americani, che accusava Daoud di indulgere in “cliché islamofobici”.
Quello che veniva rimproverato a Daoud era l’aver espresso opinioni che potevano essere sfruttate da intellettuali di destra o (peggio) da razzisti e bigotti
Insomma, un giornalista musulmano denuncia con forza una delle tante storture del mondo islamico riguardo al rapporto tra donne e islam e viene giudicato alla stregua di un islamofobo qualsiasi da un gruppo di cosiddetti “intellettuali”.
Quello che veniva rimproverato a Daoud era l’aver espresso opinioni che potevano essere sfruttate da intellettuali di destra o (peggio) da razzisti e bigotti.
Per dirla semplice, non si possono denunciare le storture dell’islam perché queste denunce possono essere usate da giornalisti e scrittori di destra.
Non contano i Diritti delle donne violate nell’Islam, non contano le violenze alle quali le donne sono sottoposte o persino le violenze sessuali di gruppo commesse da giovani musulmani (ricordate i fatti di Colonia?), quello che conta è non dire niente altrimenti quelli di destra se ne approfittano.
La storia di Kamel Daoud e del suo isolamento come giornalista e scrittore di libri di denuncia sebbene sia di qualche anno fa è purtroppo una storia fortemente contemporanea.
Anche oggi chi denuncia le storture dell’Islam viene immediatamente etichettato come islamofobo e fascista dai cosiddetti “intellettuali” di sinistra. E lo dice uno che c’è passato nonostante non mi si possa certamente etichettare come “uomo di destra”.
La verità vera è che queste storture nell’islam esistono veramente e non solo nei paesi musulmani ma anche nella nostra società, storture che vengono ampiamente tollerate per non dare “pretesti” a quei giornalisti, opinionisti o intellettuali giudicati tout court “di destra”.