La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: dopo 13 anni di onoratissima attività chiude l’Associazione SOS Racket e Usura, una Associazione presieduta da Frediano Manzi che durante tutti questi anni ha contribuito a denunciare centinaia di casi di usura e di racket.

SOS Racket e Usura era balzata agli onori della cronaca quando qualche mese fa documentò con un filmato l’attività di un vero e proprio racket delle case popolari a Milano e della loro occupazione abusiva dietro pagamento di una cospicua somma ai gestori del racket (qui i filmati e il dossier).

E’ stato lo stesso Frediano Manzi ad annunciare oggi la chiusura dell’Associazione da lui presieduta a causa delle continue minacce subite e del totale abbandono da parte delle istituzioni. “Noi accettiamo tutto, anche le intimidazioni criminali: diciamo che sono parte attiva della nostra missione – dice Manzi in una intervista – ma quello che non riusciamo proprio ad accettare è l’assenza delle istituzioni. Siamo stati abbandonati”.

Ed è proprio l’abbandono da parte delle istituzioni quello che Manzi denuncia con più fervore. “Sono mesi che chiediamo una sede sicura al Comune di Milano – dice ancora Manzi – sono anni che chiediamo l’appoggio politico di chi governa. Abbiamo ricevuto troppe porte in faccia e adesso abbiamo paura. Diciamo che non ci sono più le condizioni necessarie per continuare ad aiutare le tante persone che ci contattano ogni giorno. La stessa cosa non possiamo dirlo per le forze dell’ordine con le quali collaboriamo da anni nelle tante inchieste che sono partite grazie alle nostre denunce”.

Le cose si sono aggravate dopo la denuncia del racket delle case popolari. “In quel momento è nato tutto – sostiene Manzi – Una piccola associazione come la nostra ha riportato a galla un problema che in Italia (e a Milano) esiste da almeno quindici anni. Dopo questa denuncia i rapporti col Comune si sono interrotti, e anche la Regione Lombardia ci ha abbandonati”. E alla domanda del perché il Comune di Milano e la Regione Lombardia gli avrebbe abbandonati, Manzi risponde “Facile. A loro andava bene questa situazione e noi abbiamo interferito. Dico altre due cose: il Comune di Milano era al corrente di questa pratica, aveva ricevuto tantissime segnalazioni. Tutte ignorate. Preferiscono mantenere la situazione così”. Manzi ne spiega anche il motivo: “tutti quei quartieri sono un serbatoio di voti. E i voti li muovono proprio le famiglie (mafiose) che si occupano del racket delle case. Legami sotterranei”.

E poi ci sono le minacce. “Io avevo chiesto una sede sicura – dice ancora Manzi – perché su tutte le denunce che facciamo c’è l’indirizzo di casa mia. Rischio ogni giorno e con me rischia la mia famiglia. Dopo la denuncia della signora Gabetti (quella del racket legato alle case popolari, ndr) ho ricevuto decine di chiamate intimidatorie ogni giorno. Hanno sparato sulla saracinesca del mio negozio. Ieri hanno dato fuoco al furgone con cui lavoro. E questo è troppo”.

Se la chiusura dell’Associazione SOS Racket e Usura si dovesse concretizzare non sarebbe solo una sconfitta per i tanti che ogni giorno lottano contro i vari racket presenti nel nostro Paese, ma sarebbe prima di tutto una sconfitta per lo Stato di Diritto.

Secondo Protocollo chiede che il Ministero dell’Interno, il Ministero della Giustizia, il Comune di Milano e la Regione Lombardia si interessino immediatamente delle denunce fatte da Frediano Manzi in qualità di Presidente dell’Associazione SOS Racket e Usura e che intervengano immediatamente con gli atti necessari per permettere a questa meravigliosa Associazione di poter continuare il loro incredibile lavoro.

Secondo Protocollo