Noi lo avevamo detto in tempi non sospetti qual’era il piano di Ahadinejad diffondendo anche un video segreto che mostrava il dittatore iraniano mentre spiegava quello che voleva fare dell’Iran ai suoi compagni di merende, alcuno Ayatollah della città di Qom (il video lo trovate qui).
Avevamo anche detto (e con noi milioni di persone, soprattutto iraniane) che l’Iran con la faccenda del nucleare stava prendendo in giro tutti quanti e che l’obbiettivo ultimo del regime era quello di dotarsi di armi nucleari. Teheran, usando una tecnica nord-coreana, prendeva tempo per arrivare a quel “punto di non ritorno” chiamato primo test nucleare, dopo di che qualsiasi intervento sarebbe stato inutile e rischioso. Non sappiamo bene quanto sia lontano quel punto di non ritorno, ma di certo sappiamo che è molto prossimo. E il mondo continua a bighellonare, a cincischiare qualche risposta, qualche condanna verbale o qualche minaccia di sanzioni, come se le sanzioni colpissero il regime e non la povera gente.
E di povera gente in Iran ce n’è a milioni, gente che vive in povertà mentre il regime dilapida miliardi di dollari in ricerche nucleari, militari e persino spaziali per ribadire la superiorità ariana, pardon, persiana. Nessuno ha detto in giro che mentre il dittatore si faceva bello con lancio di missili balistici tagliava del 60% i sussidi alle famiglie povere giustificando quel taglio proprio con la necessità di reperire fondi per la ricerca nucleare. Nessuno ha detto che centinaia di migliaia di operai delle maggiori fabbriche e dei porti non ricevono lo stipendio da diversi mesi e che un tentativo di sciopero al porto di Bandar-e-Abbas è stato soffocato nel sangue dai soliti basji. Pacifisti, girontondini, grillini, sinistre in genere e chi più ne ha ne metta, di solito tanto sensibili ai temi sociali, si sono ben guardati da dire una sola parola quando i ragazzi di Teheran o gli operai portuali di Bandar-e-Abbas sono stati massacrati, anzi, hanno fatto di più, si sono addirittura inventati il complotto amerikano-sionista della “rivoluzione colorata”. In rete, settore complottista, ci sono scritti incredibili sulla rivolta iraniana. Ma si sa, Ahmadinejad il sanguinario vuole distruggere Israele e allora tutto gli è permesso, persino massacrare i giovani iraniani. Poco male se nel frattempo metteva in atto il suo piano di dittatura militare, se i suoi fedeli Pasdaran prendevano il controllo dell’economia iraniana e nel frattempo incarcerava qualsiasi voce dissidente, compresi decine e decine di studenti marxisti fedelissimi della rivoluzione islamica. Anche loro nel complotto amerikano-sionista?
La realtà purtroppo è che l’Iran è a un passo dal dotarsi di armi nucleari e che, a parte le parole, nulla è stato fatto per impedirlo, nemmeno aiutare come si deve la dissidenza iraniana a rovesciare questo pazzo sanguinario. Ancora ieri il Ministro della Difesa americano, Robert Gates, in visita in Italia, dopo l’annuncio dato in pompa magna da Adolf Hitler, pardon, da Mahmoud Ahmadinejad, che l’Iran avrebbe arricchito da sola l’uranio al 20%, cincischiava sui provvedimenti da prendere sostenendo che “ancora c’è tempo”. Peccato che poco prima un noto sito vicino al Mossad e sempre ben informato aveva diffuso la notizia che Hezbollah aveva dislocato nel sud del Libano oltre 300 missili balistici Fateh-110 con 250 Km di portata in grado di colpire tutto il territorio di Israele (ma il sud del Libano non era territorio di UNIFIL?), peccato che solo pochi giorni fa proprio l’intelligence americana (e qui Gates dovrebbe essere informato meglio) aveva reso noto la scoperta di un piano di attacco devastante e criminale degli Hezbollah contro Israele nel caso di un attacco alle centrali nucleari iraniane. Eppure è così evidente il piano di Adolf Ahmadinejad, lo vedrebbe pure un bambino.
Prossime mosse? A quanto pare nessuna. L’unica speranza di fermare il dittatore iraniano rimangono i giovani del movimento verde che scenderanno in piazza anche il prossimo 11 febbraio, disposti come sempre a farsi massacrare anche per noi occidentali, quelli che loro (i giovani iraniani) chiamano il “mondo libero”. Ma cosa fa il “mondo libero” per aiutare i giovani iraniani? Praticamente nulla. Aspetta e spera che quel movimento riesca a fermare il dittatore persiano e che, come conseguenza, riesca a fermare la prossima e stra-annunciata guerra, perché è di questo che stiamo parlando: di guerra, di una guerra distruttiva e soprattutto regionale, che è cosa differente da una guerra locale come quella del Libano o come l’operazione a Gaza.
Vogliamo veramente evitare quella che ormai sembra una guerra inevitabile? Bene, supportiamo i dissidenti iraniani, colpiamo gli interessi del regime nel mondo, colpiamo le ditte che collaborano nella repressione fornendo software e tecnologia agli assassini di regime, blocchiamo i fondi esteri della nomenclatura iraniana, mettiamo Adolf Ahmadinejad in difficoltà al suo interno, ma soprattutto facciamolo subito. L’alternativa è il completamento del piano criminale del dittatore iraniano e questo può voler dire una sola parola: guerra.
Miriam Bolaffi