Ci siamo tutti indignati nel sapere che l’Iran aveva ottenuto un posto nella Commission on Status of Women (CSW – commissione per la condizione della donna), una struttura studiata dalle Nazioni Unite e delegata a difendere i Diritti delle donne. Ci siamo indignati ma non meravigliati. Da molto tempo diciamo che l’ONU è ormai diventato un’opera buffa piuttosto che una organizzazione internazionale che dovrebbe dare certe garanzie.
Tutto il mondo sa benissimo che le donne in Iran non solo sono fortemente discriminate ma che addirittura vengono incarcerate e, a volte, uccise se solo si azzardano ad alzare la voce. Ma questo non è bastato ai cervelloni dell’ONU e così, dove aver tentato in tutti i modi di far entrare Teheran nel Consiglio dei Diritti Umani, operazione non riuscita solo grazie a una mobilitazione internazionale, hanno pensato bene che “chi meglio di chi opprime i Diritti delle donne può spiegare la differenza che c’è tra un Paese che tali Diritti li rispetta e un Paese che invece li calpesta”? Bizzarra interpretazione non c’è che dire, salvo che essere assolutamente sballata in quanto sarebbe come combattere la pedofilia lasciando ad un pedofilo il compito di spiegare il fenomeno.
La prova l’abbiamo avuta durante un meeting sui Diritti delle donne svoltosi a Ginevra al quale ha preso parte una delegazione di donne iraniane che non hanno potuto far di meglio che presentarsi rigorosamente velate, accompagnate dai loro mariti che non le hanno lasciate un solo momento (tranne che all’interno della sala dove si svolgeva il meeting), rinchiuse nel rigoroso abbigliamento imposto dagli Ayatollah e tutte impegnate fortemente a sostenere che in Iran le donne non sono discriminate, che godono di tutti i Diritti e che quello che si dice in occidente è solo propaganda anti-iraniana.
Le donne sono state fortemente contestate dai presenti, per lo più rappresentanti di organizzazioni umanitarie europee e di rifugiati iraniani che, dopo diversi minuti di fandonie sputate fuori dalla portavoce degli Ayatollah, hanno deciso che non era più il caso di starla a sentire in silenzio. La reazione dei presenti è stata tale che le rappresentanti degli Ayatollah hanno deciso di andarsene, non prima pero di minacciare di morte qualche presente e di prendere a calci un incauto contestatore.
Un fatto è certo: non ci sono parole per definire il degrado in cui è finito l’ONU. Inserire l’Iran nella Commissione per la condizione della donna è stato solo l’ultimo degli incredibili paradossi a cui le Nazione Unite ci hanno abituato. E’ chiaro che la riforma delle Nazioni Unite non può più attendere perché di questo passo l’ONU rimarrà solo un mezzo di propaganda per i regimi dittatoriali e violentatori del Diritto.
Noemi Cabitza
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