Si sono svolte ieri le elezioni per il rinnovo del Parlamento in Iran. Secondo fonti ufficiale del regime l’affluenza sarebbe stata superiore al 64% tanto che l’orario di chiusura dei seggi è stato posticipato di due ore. In effetti le notizie che si ricevono da fonti della dissidenza iraniana sono di ben altro tenore.
Secondo quanto si apprende da fonti della dissidenza in Iran l’affluenza ai seggi sarebbe stata molto inferiore a quella dichiarata dal regime, intorno al 41%, cioè la percentuale più bassa mia registrata. Il regime dal giorno prima delle elezioni ha interdetto l’accesso a internet su quasi tutti i siti stranieri e su tutti i social network, non tanto per paura che fosse successo come nel 2009 quando la piazza si organizzò proprio su Facebook e su Twitter, quanto piuttosto per nascondere il fatto che oltre la metà degli iraniani non è andata a votare. Gli iraniano sono stanchi del regime e delle sanzioni alle quali sono sottoposti dalla comunità internazionale a causa dell’assurdo (e costosissimo) programma nucleare iraniano. Con la loro astensione al voto vogliono mostrare al regime la loro dissidenza dato che non possono farlo nelle urne a causa dell’esclusione di qualsiasi candidato appena appena riformista. Il timore del regime che la popolazione non andasse a votare per protesta si è quindi verificato, ma è stato prontamente soverchiato dalla falsa informazione. Il regime vuole dare un messaggio all’esterno secondo il quale l’Iran sarebbe un paese unito. Non potendolo fare con fatti reali se li inventa.
Le elezioni in Iran sono anche il culmine di una lotta intestina tra il Presidente Ahmadinejad e la guida suprema Khamenei. Non che tra i due ci sia una differenza particolare, né per il popolo iraniano né per la comunità internazionale, ambedue sono due sanguinari assassini e ambedue puntano alla bomba atomica. E’ solo un guerra tra bande criminali che al momento sembrerebbe vedere vincitore la guida suprema ai danni di Ahmadinejad. Ed è proprio per questo che ieri sera gli Ayatollah si sono affrettati a diffondere i falsi dati sull’affluenza alle urne, sia per mandare un messaggio all’esterno che per ragioni di politica interna al fine di legittimare la vittoria, giudicata da tutti inevitabile, dei candidati di Khamenei. Insomma, questa volta i brogli gli fanno tra di loro.
In molti si chiedono come e se cambierà qualcosa in Iran con queste elezioni e se i risultati possano in qualche modo influire sulle decisioni di Israele di attaccare i siti nucleari iraniani. Ebbene, tutto fa pensare che i risultati di queste elezioni, qualsiasi essi siano, non influiranno minimamente sugli eventi futuri. Anzi, con il consolidamento del potere della guida suprema e quindi degli Ayatollah (e di riflesso dei pasdaran) la situazione probabilmente si farà ancora più grave.
Le bugie degli Ayatollah stanno spingendo l’Iran (e forse il mondo intero) sull’orlo del baratro e questo la popolazione iraniana, già dissanguata dalla crisi e dalla mancanza di libertà, lo sa benissimo. Per questo voleva mandare un segnale al regime, solo che quel segnale è stato come sempre soffocato e seppellito dalle menzogne del sanguinario regime iraniano.
Miriam Bolaffi