Non piace a tutti il nuovo ruolo del Mossad nella diplomazia in Medio Oriente annunciato dal suo Direttore, Yossi Cohen, durante la recente conferenza sulla sicurezza tenutasi questa settimana a Herzliya.
Secondo alcuni diplomatici il Mossad vorrebbe gradualmente sostituirsi al Ministero degli Esteri e assumere un ruolo attivo anche a livello diplomatico.
Tutto nasce dall’annuncio di Yossi Cohen che l’agenzia da lui guidata ha costituito una sezione appositamente dedicata a promuovere la pace in Medio Oriente, un compito che sarebbe del Ministero degli Esteri.
«Il Mossad ha un ruolo nell’individuare opportunità di pace al fine di massimizzare la nostra influenza in questo settore» ha detto Cohen ad Herzliya.
Apriti cielo, subito sono scoppiate polemiche. Un diplomatico che vuole rimanere anonimo parlando con il quotidiano Yedioth Ahronotha detto che «l’annuncio di Cohen è l’ultimo chiodo nella bara del Ministero degli Esteri». Poi per essere ancora più esplicito ha detto che «Cohen ha chiarito chi sta guidando la politica estera israeliana nella regione, questo è il Mossad e non il ministero».
Polemiche assurde e senza senso
Molti importanti diplomatici si sono risentiti quando Cohen ha annunciato l’apertura di un ufficio del ministero degli Esteri in Oman, a seguito degli sforzi del Mossad negli Emirati Arabi Uniti e che anche i rapporti con la Russia stanno migliorando grazie al Mossad. Non doveva dirlo?
Queste sono polemiche assurde e senza senso. L’idea di un dipartimento del Mossad che attraverso vari sistemi (non nelle competenze del Ministero degli Esteri) favorisca accordi diplomatici volti a isolare politicamente i nemici di Israele non è né nuova né rivoluzionaria.
Ormai da anni il Mossad non è più solo una agenzia di spionaggio ma un mezzo a disposizione della diplomazia, solo che fino ad oggi nessuno ne aveva parlato e a prendersi il merito di complesse operazione implementate dall’agenzia erano stati i diplomatici.
Con l’arrivo di Yossi Cohen si è capito subito che il Mossad sarebbe stato gestito in maniera diversa da come lo era stato sotto la seppur ottima gestione di Tamir Pardo, che sarebbe stato dato più spazio ad “innovative” tecniche di infiltrazione volte a individuare e isolare i nemici di Israele. L’intelligence come un’arma diplomatica…e non solo per il Medio Oriente ma per ogni area al mondo legata in qualche modo agli interessi dello Stato Ebraico, che sia l’Africa, il Sud America o qualsiasi altra regione.
Yossi Cohen ha riportato l’agenzia alle origini, quando cioè il fattore umano era più importante dell’aspetto tecnologico. Solo che Cohen ha saputo sapientemente miscelare fattore umano e tecnologia.
I risultati di questo nuovo paradigma si sono visti con operazioni al limite della fantascienza come quella della sottrazione di tonnellate di materiale segreto sul programma nucleare iraniani sottratti sotto il naso dei pasdaran, oppure l’operazione che ha portato all’attacco alla base iraniana T4 in Siria. Operazioni rese possibili dalla fusione delle competenze “diplomatiche” del nuovo “settore” dell’agenzia con quelle più meramente “operative”.
Tutti – e non solo in Israele visto che le informazioni raccolte servono anche ai partner dello Stato Ebraico – dovrebbero gioire di questo nuovo corso “diplomatico” del Mossad e non ricamarci futili e inutili polemiche, magari per mere ragioni di propaganda politica o perché l’agenzia si assume meriti propri e non li lascia ad altri. È stupido, molto stupido. La sicurezza di Israele viene prima della politica o delle ambizioni di certi diplomatici da scrivania.