Ne abbiamo già parlato in passato (qui, qui e qui) del caso di Luciano Vulcano, arrestato illegalmente a Santo Domingo oltre un anno fa e da allora lasciato letteralmente al suo destino dalle istituzioni italiane. Ora, se possibile, emergono fatti ancora più gravi che dimostrano come l’Ambasciata italiana a Santo Domingo fosse da mesi al corrente della illegittimità della detenzione di Luciano Vulcano e non abbia fatto niente per difendere i Diritti del nostro connazionale.
Oggi ne parla anche Annalisa Melandri sul suo blog ricordando come lei stessa, insieme al Dr. Manuel Mercedes Medina, presidente della Commissione Nazionale per i Diritti Umani della Repubblica Dominicana, si sia recata in carcere a trovare il sig. Vulcano e altri due italiani denunciando le “bestiali condizioni detentive” dei nostri tre connazionali senza che le Istituzioni italiane abbiano fatto niente per garantire un minimo di rispetto dei fondamentali Diritti Umani nei loro confronti. Ebbene adesso sappiamo che il mancato intervento dell’Ambasciata italiana non è dovuto, come sempre si sostiene in questi casi, alla volontà di non interferire con la legislazione di un altro Stato, ma si deve esclusivamente al disinteresse nei confronti dei nostri connazionali e dei loro Diritti.
Perché affermiamo questo? Qualche giorno fa siamo venuti in possesso dei documenti relativi all’arresto del sig. Vulcano dai quali si evince, senza ombra di dubbio, che il suo arresto è avvenuto in maniera del tutto illegale e finalizzato esclusivamente ad estorcere al Vulcano soldi e beni di cui era proprietario in Santo Domingo. Per rendere meglio l’idea di quello di cui si sta parlando copiamo una parte dell’articolo di Annalisa Melandri che spiega benissimo i fatti:
“il Sig. Vulcano si trova in carcere accusato di rapina a mano armata. L’accusa si fonda su una montagna di menzogne e falsità e su testimonianze false e contraddittorie. I testimoni infatti non sono nemmeno d’accordo su come fosse vestito quel giorno. Il proprietario della casa di cambio dove sarebbe avvenuta la presunta rapina non si è presentato come parte civile nei termini previsti dalla legge, la denuncia è stata presentata da una persona e firmata da un’ altra e la polizia ha dichiarato infine di aver arrestato il Sig. Vulcano durante un controllo in Corso Duarte mentre lui in quel momento stava effettuando una operazione bancaria nella filiale del Banreserva di un centro commerciale, circostanza facilmente dimostrabile. Secondo la polizia infine il Sig, Vulcano al momento dell’ arresto era armato. Il Sig. Vulcano invece è stato arrestato nel posteggio privato dell’ hotel dove alloggiava, davanti ad una decina di testimoni ed era disarmato. La pistola che lui portava per sicurezza personale era in camera ed è stata trovata durante la perquisizione. L’arresto, come avviene spesso in questo paese è avvenuto senza mandato e senza la presenza del giudice. Tutto lascia supporre che tutto questo sia stato organizzato dai poliziotti per potergli rubare la macchina. Si tratta di una pratica abbastanza usuale in Repubblica Dominicana. Il Sig. Vulcano da allora è entrato in un incubo dal quale non riesce più ad uscire e il nostro governo e l’ambasciata italiana nel paese stanno permettendo senza muovere un dito tutto questo”.
Ora, questi fatti che si evincono benissimo dai documenti ufficiali sono in possesso dell’Ambasciata italiana da oltre sei mesi senza che questa abbia mosso un solo dito per tutelare il sig. Vulcano. Non solo, c’è un fatto ancora più grave. Infatti la legge domenicana prevede un periodo di detenzione preventiva pari ad un massimo di 12 mesi dopo di che se l’imputato non è stato giudicato deve venire scarcerato. Questo con il sig. Vulcano non è avvenuto il che prefigura una chiara “detenzione illegale”. Nonostante questa chiara detenzione illegale che viola in maniera palese i fondamentali Diritti di un cittadino italiano, l’Ambasciata di Santo Domingo non è intervenuta presso le autorità domenicane come sarebbe stato suo dovere, il tutto nonostante le frequenti richieste in tal senso da parte nostra e dello stesso Vulcano che sono state sistematicamente ignorate e, addirittura, rigettate con sottili intimidazione nei confronti dei detenuti.
E’ chiaro che siamo di fronte a un fatto gravissimo che non può essere più taciuto e/o tollerato, un fatto che prefigura un comportamento non del tutto limpido da parte delle Istituzioni italiane a Santo Domingo e del quale ci sentiamo il dovere di rendere conto non solo agli italiani ma anche alle competenti autorità quali il Ministero degli Affari Esteri e il Comitato Interministeriale dei Diritti Umani nonché i Parlamentari che a vario titolo si interessano dei Diritti degli italiani all’estero.
Chiediamo pertanto un immediato intervento del Ministero degli Affari Esteri a tutela del nostro connazionale, Luciano Vulcano, e degli altri detenuti italiani nel carcere di Najayo, tra i quali uno in particolare, il sig. Ambrogio Semeghini, è in una situazione di salute ad altissimo rischio con il sospetto di un tumore alle corde vocali per cui necessita con estrema urgenza di approfonditi esami (una biopsia) che però gli vengono negati. Pretendiamo assoluta chiarezza e trasparenza sull’operato dell’Ambasciata e del Consolato italiano a Santo Domingo ricordando a tutti coloro che operano in tali strutture che essi sono i rappresentati del popolo italiano all’estero e che per questo vengono pagati con i soldi degli italiani e che quindi sono tenuti a fare sia il loro dovere che gli interessi dei cittadini italiani che a vario titolo si trovano in difficoltà.
Secondo Protocollo