Se qualcuno ora vuole affermare che le rivolte arabe a cui abbiamo assistito in queste settimane porteranno democrazia e Diritti nei Paesi arabi e non una esplosione dell’estremismo, farebbe bene ad ascoltare le parole che giungono da Khartoum dove si sono riuniti i più grandi assassini del mondo arabo e, più in generale, musulmano.
Iniziamo col fare alcuni nomi di quelli che hanno partecipato alla riunione indetta a Kharotum dalla fondazione “Associazione delle Donne per Gerusalemme”: Omer Hassan Al-Bashir (presidente sudanese ricercato dal Tribunale Penale Internazionale per genocidio e crimini di guerra), Khaled Mashaal (leader di Hamas in esilio a Damasco), Ashraf Abdel Ghaffar (leader dei Fratelli Musulmani in Turchia). E poi diversi dignitari iraniani, turchi e siriani. Come si vede la creme della creme del terrorismo internazionale.
Bene, cosa hanno detto questi signori riguardo alle rivolte in Tunisia, Egitto e Libia? In poche parole hanno lodato il coraggio dei ragazzi arabi non per essersi rivoltati contro dei dittatori allo scopo di ottenere più Diritti. No, il gruppo di assassini e criminali di guerra ha detto che la rivolta araba porterà un nuovo elemento nel mondo arabo: la Jihad globale e la distruzione di Israele.
Il più chiaro di tutti è stato Khaled Mashaal, il quale ha detto chiaramente che, specialmente dalla rivolta in Egitto, si aspetta un deciso cambiamento della politica egiziana verso Israele e che gli egiziani permettano finalmente ad Hamas di riarmarsi a suo piacimento. In una intervista ad una TV araba Mashaal ha detto anche che “la rivolta egiziana è stato il primo passo per la riconquista di Gerusalemme e per la totale distruzione del nemico ebreo”. Parole chiare che non hanno niente a che fare con la richiesta di democrazia dei giovani egiziani.
Altrettanto chiaro è stato Ashraf Abdel Ghaffar che il quale si auspica che l’Egitto segua l’esempio turco e che si unisca alla guerra santa contro ebrei e cristiani. Parole dure nel giorno in cui proprio dall’Egitto arrivano notizie dell’uccisione di almeno tre cristiani tra i quali un sacerdote e dove è stata bruciata una chiesa nella città di Atfih. Indicativo come il leader dei Fratelli Musulmani turchi abbia indicato l’esempio della Turchia come campione di estremismo islamico.
Lasciamo stare i soliti proclami iraniani ai quali si è aggiunto il genocida Bashir, chiaramente tra criminali di guerra c’è molta intesa. Quello che invece lascia perplessi, anche se qualcuno lo diceva, è il tentativo conclamato di far proprie le rivolte dei giovani arabi da parte di questi assassini. Se dovesse, anche solo in parte, passare l’idea che dietro alle proteste arabe ci siano Hamas, l’Iran e la Turchia, come minimo tutti quegli analisti che si sono affrettati a parlare di “democratizzazione del mondo arabo” dovrebbero rivedere tutte le loro analisi sul fenomeno.
Io, purtroppo, rimango dell’idea che le parole “islam” e “democrazia” siano profondamente incompatibili e non credo che a seguito di queste rivolte ci sarà un fenomeno di democratizzazione e l’esplosione dei Diritti. Credo invece – e questi assassini me lo confermano – che, al di fuori dalle buone intenzioni, il risultato di queste “rivoluzioni democratiche” sarà l’esplosione dell’integralismo. Vedremo, ma le premesse non sono buone.
Miriam Bolaffi