Una fantastica inchiesta condotta da Harper’s e firmata da Mark Shapiro ci svela come il protocollo di Kyoto, tanto sbandierato dagli ecologisti ferventi, altro non sia che una colossale truffa ai danni del pianeta. Approfondendo questa inchiesta ci siamo imbattuti nel sistema degli “offset”, un business miliardario che riguarda anche aziende italiane e alcune campagne ambientali che stiamo conducendo proprio contro queste multinazionali. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di spiegare bene e con parole semplici il tutto.
Il protocollo di Kyoto si basa su un concetto molto semplice: i Paesi firmatari hanno un limite massimo per le emissioni dei cosiddetti gas serra, tetto che, in teoria, non possono superare. Tuttavia, nel caso il suddetto tetto venga superato, per rispettarlo possono comprare i cosiddetti “crediti”, cioè possono comprare “emissioni” di gas serra da altri paesi che non arrivano a superare il tetto massimo fissato dal protocollo di Kyoto. Per fare un semplice esempio, se l’Italia supera il tetto massimo di emissioni di gas serra può continuare ad emettere i suddetti gas comprando crediti (o quote di emissione) da un paese terzo che non supera il tetto massimo a lui attribuito. Harper’s ha calcolato che dal 2005, anno in cui è entrato in vigore il protocollo di Kyoto, ci sono state compravendite di carbonio (gas serra) superiori a 300 miliardi di dollari. Grandi istituzioni finanziarie come Goldman Sachs, Citibank e Barclays hanno aperto appositi uffici (per lo più a Londra) che scambiano unicamente i crediti in carbonio. Addirittura i trader che una volta facevano grandi speculazioni sul petrolio e sul gas, oggi speculano sugli effetti collaterali dell’economia basata sui combustibili fossili e non più su combustibili stessi.
Ora il mercato potrebbe addirittura ampliarsi e non di poco. Infatti Barack Obama sta cercando di introdurre gli Stati Uniti nel cosiddetto “cap and trade”, cioè nel sistema di scambio delle emissioni di carbonio. Se ciò avvenisse, come i trader sperano, la domanda di crediti di carbonio esploderebbe facendo nascere un mercato da due/tre mila miliardi di dollari.
Se visto sotto questa lettura, il protocollo di Kyoto non serve a far ridurre le emissioni di gas serra alle aziende inquinanti, ma serve solo a fargli pagare le loro emissioni inquinanti senza però ridurle, generando nel contempo un enorme business basato sui veleni.
Per fare un altro semplice esempio di quanto colossale sia questo mercato trasversale, prendiamo come punto di riferimento l’Europa e la tecnica delle compensazioni. L’Unione Europea stabilisce i parametri delle emissioni di carbonio imponendo dei limiti alle aziende più inquinanti. Il controllo avviene attraverso degli appositi contatori installati nelle centrali elettriche e nelle aziende più a rischio. Superata la soglia di inquinamento predisposta dall’Unione Europea le aziende comprano i crediti da altri paesi o da altre aziende che non superano la suddetta soglia. Abbiamo inserito le aziende che non superano la soglia in quanto, secondo quanto previsto dal protocollo di Kyoto, si possono acquisire o comprare crediti anche attraverso i cosiddetti “offset”, cioè le compensazioni. Gli offset vengono generati da progetti di riduzione delle emissioni (e non dalla effettiva riduzione delle stesse) nei paesi in via di sviluppo proposti da aziende europee. Questi progetti non vengono controllati dall’Unione Europea ma dalle Nazioni Unite e quindi sono totalmente fuori controllo. Il risultato finale è che risulta facilissimo generare offset virtuali con la complicità di qualche Governo corrotto. Il mercato degli offset genera un terzo del mercato dei crediti di carbonio in circolazione ed è in fortissima crescita. Al momento il numero dei crediti offset generato da questo sistema e di 300 milioni. Considerando che un credito equivale a una tonnellata di carbonio, oggi circa 300 milioni di tonnellate di carbonio vengono immesse nell’atmosfera con un sistema fraudolento e non controllabile introdotto proprio e paradossalmente dal protocollo di Kyoto.
Ora, il procedimento dei crediti introdotto dal protocollo di Kyoto era teoricamente valido perché avrebbe dovuto spingere le aziende e gli Stati a investire in tecnologie pulite e poco inquinanti. Ma dopo cinque anni il sistema ha creato un canale di business enorme, completamente basato sulla compravendita di crediti per la maggior parte fittizi generando nel contempo una enorme emissione di gas serra che non viene calcolata nei rapporti ufficiali.
Questo sistema non incide solo nelle emissioni di gas serra perché gli offset comprendono anche progetti di sostenibilità ambientale legati a forme di inquinamento del terreno e delle falde acquifere. Così un a grande azienda petrolifera (per fare un esempio) può inquinare quanto vuole a condizione che proponga (non implementi, che è altra cosa) un progetto di sostenibilità ambientale in un paese in via di sviluppo per ottenere crediti da spendere dove e come vuole senza avere nessuno che poi controlli l’implementazione del progetto che ha generato gli offset.
Non è un caso che negli ultimi tempi alcune grandi compagnie petrolifere abbiano avanzato proposte che all’apparenza mirano alla salvaguardia ambientale quando invece altro non sono che un metodo per semplificare il sistema degli offset. Ma questo è un altro discorso che affronteremo a tempo debito e in un caso specifico che stiamo seguendo. Per ora rimane solo la delusione nel vedere come il tanto declamato protocollo di Kyoto sia diventato un sistema per fare soldi sulla pelle del pianeta e un mezzo “diversamente inquinante”.