Un amico una volta mi faceva notare che la pericolosità di uno strumento, qualsiasi strumento, dipende quasi sempre da chi lo adopera.
Un bisturi nelle mani di un chirurgo è uno strumento portato al bene. Lo stesso bisturi nelle mani di un serial killer diventa invece uno strumento di morte.
La storia di Pegasus, lo spyware israeliano che ha rivoluzionato il settore della intelligence e dello spionaggio, ricorda molto da vicino l’esempio portato due righe sopra.
Se Pegasus viene usato per ragioni di intelligence, per sventare attentati e persino per evitare guerre, allora è uno strumento portato al bene.
Se al contrario Pegasus viene usato per combattere l’opposizione interna, come nel caso dell’Arabia Saudita e di altri regimi, allora il discorso cambia e lo spyware israeliano diventa uno strumento di morte e di oppressione.
Ho voluto fare tutto questo spiegone iniziale perché in Polonia è scoppiato lo “scandalo Pegasus”. Si è scoperto cioè che lo spyware israeliano veniva usato per spiare tre oppositori di spicco del governo polacco.
Per essere precisi, Pegasus è stato usato per spiare Krzysztof Brejza, un membro della opposizione, Roman Giertych, un avvocato coinvolto in casi contro il partito Law and Justice (PiS) al potere, ed Ewa Wrzosek, un pubblico ministero e figura di spicco dell’opposizione.
Gli smartphone infetti da Pegasus sono essenzialmente trasformati in dispositivi di spionaggio tascabili, che consentono all’utente di leggere i messaggi del bersaglio, guardare le sue foto, tracciare la sua posizione e persino accendere la fotocamera a sua insaputa.
In sostanza le vite di questi tre personaggi oppositori del governo polacco erano tenute sotto strettissima sorveglianza. I media polacchi hanno ribattezzato questo scandalo il “Watergate polacco”. Qualcosa di molto simile a quello che avviene nei regimi autoritari.
Ora il problema che si pone non è di poco conto perché in teoria la Polonia dovrebbe essere uno stato democratico, tanto è vero che fa parte dell’Unione Europea.
Il gruppo NSO, proprietario israeliano di Pegasus, ha detto all’AFP che lo spyware è venduto «solo a legittime forze dell’ordine che utilizzano questi sistemi dietro mandato per combattere criminali, terroristi e corruzione».
Stanislaw Zaryn, portavoce del ministero responsabile dei servizi segreti del Paese, non ha confermato né smentito se la Polonia ha utilizzato Pegasus e per quali scopi.
Quindi il mezzo è buono ma, come si diceva all’inizio, dipende da chi viene usato. Lo spyware come il bisturi, chirurgo o serial killer?