Quale sarà la politica estera italiana in Medio Oriente e Africa sotto la guida del Ministro Luigi Di Maio? Questa è la domanda che molti addetti ai lavori si pongono dopo la nomina del capo del M5S alla Farnesina.
Personalmente non ho mai nascosto i miei dubbi su questa nomina. Intendiamoci, il problema non è che Di Maio non parli l’inglese. Non è la prima volta che abbiamo Ministri degli Esteri con questo “difetto”. Il problema che mi pongo, e credo di non essere l’unico, riguarda la competenza del Ministro Di Maio e le sue capacità nell’affrontare i problemi riguardanti due scenari complessi come lo possono essere quello mediorientale e quello africano.
In Medio Oriente siamo ormai sull’orlo di un conflitto tra Iran e Israele che potrebbe essere devastante per tutta la regione.
Ne parliamo ormai da mesi e l’escalation è sempre più preoccupante, anche in ragione del fatto che Teheran usa diversi gruppi terroristi come proxy per coordinare l’attacco allo Stato Ebraico, proxy che rischiano di trascinare nel conflitto il Libano, la Siria (per altro già devastata da anni di guerra civile) e la Striscia di Gaza.
Quale sarà la linea del Ministro Di Maio verso questa minaccia esistenziale per l’unica democrazia in Medio Oriente? Per di più, proprio di recente, la situazione si è ulteriormente ingarbugliata con l’aperto appoggio francese all’Iran.
I precedenti del M5S non ci lasciano pensare nulla di buono. Fino ad oggi il partito di Beppe Grillo non ha perso occasione per dimostrare la sua ostilità verso Israele e la sua “passione” per regimi totalitari quali quello siriano e quello russo (per non parlare di quello venezuelano).
Spesso abbiamo assistito a dichiarazioni al limite dell’assurdo che persino una 12enne riusciva a smontare.
Ora il M5S ha l’onere di dirigere la politica estera del nostro paese e di certo non sarà più possibile (almeno si spera) trattare l’argomento con quella superficialità con la quale è stata affrontata fino ad oggi.
Cosa farà il Ministro Di Maio? Si allineerà alla Francia appoggiando il regime iraniano e tutti i nemici di Israele, oppure assumerà un posizione più consona all’Italia appoggiando la democrazia israeliana?
Non meno complessa è la situazione in Africa, a partire da quella libica. Già in passato abbiamo avuto occasione di denunciare un certo immobilismo della politica estera italiana in Libia.
Anche in questo caso, come in Medio Oriente, a fare da “agente provocatore” è la Francia del Presidente Macron e non solo in Libia, che già sarebbe grave di suo, ma anche nei Paesi dell’Africa sub-sahariana che orbitano sotto l’influenza di Parigi e da dove partono la maggioranza dei flussi migratori verso l’Europa.
Quei paesi sono molto importanti perché sono il punto di partenza per la pericolosa traversata del Sahara che porta i flussi migratori in Libia. Fermare quei flussi prima che partano non solo evita immani stragi nel deserto di cui non si parla mai, ma significa soprattutto bloccare il problema alla fonte.
Fino ad oggi quasi nessuno ha affrontato questo problema. Ci ha provato, con scarsi risultati, l’ex Ministro degli interni Minniti. Ma senza l’appoggio della Farnesina, soprattutto per un dialogo con la Francia, è una missione quasi impossibile. Riuscirà il Ministro Di Maio a riprendere da dove aveva lasciato Minniti?
Ora, come si può vedere i problemi che si trova ad affrontare il Ministro degli Esteri italiano non sono affatto “problemucci” e vanno bel oltre il non conoscere l’inglese.
Medio Oriente e Africa sono i confini esterni dell’Unione Europea, quello che succede in quelle aree ha immediate ripercussioni su di noi e per troppo tempo ce ne siamo dimenticati.
Pur riconoscendo che al MAE (Ministero degli Affari Esteri) vi sono moltissime persone competenti che possono sopperire alla “poca esperienza” del Ministro Di Maio, i problemi che andrebbero affrontati sono così complessi che in quel ruolo specifico ci sarebbe voluto un fuoriclasse e non una persona senza nessuna esperienza e spesso con ideologie assai bizzarre.
Lungi da me mettere il carro davanti ai buoi, magari il Ministro Di Maio si rivelerà una sorpresa per tutti quelli che come me sono scettici. Ma il momento storico che stiamo vivendo, le crisi in Medio Oriente e in Africa, forse meritavano un Ministro degli Esteri appena appena un po’ più competente.