Trump, l’uomo che ci sta “twittando” verso l’ignoto

Ho criticato per otto anni la politica di Barack Obama e credo convintamente che il macello in Medio Oriente sia frutto proprio di quella assurda politica. Ho creduto, probabilmente a torto, che la vittoria di Trump su Hillary Clinton fosse una cosa buona per Israele e quindi per il Medio Oriente e di conseguenza per il mondo intero. Purtroppo mi sono sbagliato.

Più vado avanti, più passa il tempo e più mi rendo conto che la politica di Trump in Medio Oriente non è meno distruttiva di quella di Obama. E’ vero, ha mandato a quel paese l’Iran e la Fratellanza Musulmana che invece Obama adorava, ma si è schierato con i Wahabiti sauditi, che non sono meno pericolosi degli Ayatollah iraniani, anzi. Ha venduto loro una fornitura di armi (tra le quali alcune avanzate) per un valore di cento miliardi di dollari, non bazzecole ma una quantità così ingente da cambiare gli equilibri regionali e non certo a favore di Israele. Se Obama aveva cominciato il disimpegno americano dal Medio Oriente, Trump da l’impressione di accelerarlo abbandonando a se stesso il Kurdistan iracheno, un asset fondamentale per fermare l’espansionismo iraniano che proprio Trump afferma (a parole) di voler combattere. Ha decertificato l’accordo sul nucleare iraniano ma non ne è uscito (anche perché probabilmente non poteva) lasciando la decisione al Congresso.

E cosa dire delle volte che ha cambiato idea sulla politica di Israele? Doveva trasferire l’ambasciata a Gerusalemme ma non lo farà mai dato che ha condizionato tale trasferimento a un accordo tra israeliani e palestinese, un accordo che non ci sarà mai, tanto meno sotto Trump. Ha detto che gli insediamenti non erano un ostacolo alla pace salvo poi fare marcia indietro anche su quello. Ha sconfessato la soluzione dei due Stati, ma non perché vorrebbe un grande Israele o la Palestina sotto la Giordania, no, ha detto che è una questione tra israeliani e palestinesi. In sostanza se ne è lavato le mani. Certo, ha detto anche di avere un “grande piano” per la faccenda israelo-palestinese, ma nessuno ne sa nulla di questo “grande piano”.

Come Obama ha lasciato la gestione della vicenda siriana in mano alla Russia di Putin e il risultato è che gli iraniani sono al confine con Israele. Qualcuno, molto coraggioso, ha detto addirittura che Trump ha sconfitto l’ISIS. Ma davvero? E con cosa? Le armi agli iracheni le aveva date Obama, i raid aerei sono centellinati, sul terreno sono i curdi a combattere, non gli americani. Cosa avrebbe fatto Trump per sconfiggere l’ISIS? Certo, ne ha fatte più di quel poco che ha fatto Obama, ma da qui a pensare che la sconfitta di ISIS sia merito suo ce ne passa e ci vuole parecchia fantasia per affermarlo.

Trump è bravo con Twitter, questo gli va riconosciuto. Annuncia sfracelli contro il dittatore nordcoreano e il mondo trumpista si esalta e sprizza militarismo da ogni poro. Ma Kim Jong-un lo deride e continua imperterrito a testare missili e bombe atomiche come se niente fosse. Annuncia una lotta senza quartiere all’espansionismo iraniano, poi ripudia il referendum del Kurdistan dando sostanzialmente il via libera alla repressione delle forze curde da parte delle milizie sciite. E Kirkuk è caduta insieme a Shingal. Un tradimento imperdonabile e un favore grosso come una casa agli Ayatollah iraniani che già controllano il resto dell’Iraq. E adesso aspettiamo di vedere cosa farà con i curdi siriani che hanno appena liberato Raqqa.

Trump salta da un palo a una frasca con una disinvoltura invidiabile. In politica estera da l’impressione di non avere nessuna linea se non quella di twittare cretinate. Almeno Obama aveva una politica criminale e anti-israeliana, Trump non ha nemmeno quella. Con Obama almeno si sapeva cosa e con chi combattere, con Trump non abbiamo più nemmeno questo lusso. E sinceramente del fatto che affermi di voler combattere l’islam integralista (cosa che piace tanto ai giornalai nostrani) non me ne può fregare di meno, se fosse vero non avrebbe venduto cento miliardi di dollari in armi al regime saudita, anzi, se ne sarebbe guardato bene.

Potremmo farci domande per ore in merito alla politica di Trump in Medio Oriente, chiedersi per esempio quale politica ha con la Turchia, con l’Egitto, con la Libia, con la Siria e persino con l’Iran, ma alla fine saremmo sempre al punto di partenza. Non ho capito nemmeno quella che ha con Israele pur ammettendo che sembrerebbe (e sottolineo sembrerebbe) quantomeno “non ostile”. Ma non vorrei dovermi ricredere anche su questo. L’uscita dall’UNECO è stato un bel segnale, ma non vorrei fosse stato solo un colpo di teatro visto che già Obama aveva tagliato i fondi americani all’UNESCO. Aveva detto che avrebbe tagliato i fondi ai palestinesi fino a quando non avrebbero rinunciato a istigare violenza, ma poi non se ne è saputo più nulla nemmeno di quello. Mi sa che faranno la fine dell’ambasciata a Gerusalemme. E come si fa a non pensare che non abbia ceduto alle pressioni arabe? Ma Trump combatte l’islam, almeno così dicono i suoi sostenitori, solo che lo fa armandolo e senza togliere fondi ai terroristi.

Alla fine l’unica certezza che abbiamo su Donald Trump sono i suoi Twitt. Spero tanto di essere smentito, lo spero veramente e con tutto il cuore, ma se il buongiorno si vede dal mattino per ora i fatti sono pochi. Rimangono solo i Twitt, quelli si che sono tanti.

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Filo-israeliano, anti-Trumpiano

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