«Riconoscere la Palestina non è un punto di arrivo. Riconoscere lo Stato palestinese è solo il primo passo verso la riconquista di tutta la Palestina e il totale annientamento di Israele». Con queste parole il dittatore iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha dato il benvenuto ai politici e alle varie personalità, iraniane e straniere, che partecipano alla “conferenza per l’intifada” che inizia oggi a Teheran.
La frase di Ahmadinejad rende benissimo l’idea di come la pensi il dittatore iraniano e buona parte del mondo islamico sulla scaletta da seguire nel tanto declamato “riconoscimento della Palestina”. In sostanza è uno schiaffo in faccia a tutti coloro, Unione Europea in testa, che spingono affinché Israele ceda alle richieste dei palestinesi.
Il vero obbiettivo finale,come ha più volte dimostrato lo stesso Abu Mazen, non è la creazione di uno Stato palestinese che viva in pace accanto allo Stato ebraico di Israele, ma è l’annientamento di Israele, la totale cancellazione della piccola democrazia israeliana, unico e ultimo caposaldo del mondo libero in Medio Oriente.
Alla “conferenza per l’intifada”, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa iraniana FARS, parteciperanno oltre 50 delegazioni di tutto il mondo formate da parlamentari, politici e altre figure che l’agenzia iraniana definisce “importanti”. Non sappiamo al momento se qualcuno parteciperà anche dall’Italia, cosa che comunque non sarebbe una novità vista l’altissima percentuale di odiatori che annovera il nostro Paese.
A parte le solite frasi pronunciate da Ahmadinejad sulla volontà ormai acclamata di distruggere Israele, quello che ci interessa veramente evidenziare è il contesto in cui viene inserito il riconoscimento all’Onu dello Stato palestinese. Non un passo decisivo verso la pace come in tanti vogliono far credere, ma un primo passo verso il totale annientamento di Israele, teoria che a quanto pare trova d’accordo quasi tutti i Paesi islamici, dalla Turchia a tutta la lunga fila di paesi arabi che non hanno mai perso la speranza di vedere Israele distrutta.
Sharon Levi