Arafat: il mostro pedofilo Premio Nobel per la Pace

10 Novembre 2012

Yasser Arafat è tornato ultimamente alla ribalta per l’esumazione del suo corpo disposta dalla magistratura francese a seguito di una denuncia della moglie, Suha Arafat, che sostiene che il marito sia stato ucciso con il polonio radioattivo.

Ma chi era veramente Yasser Arafat? Quanto sono vere le accuse di pedofilia che da più parti gli vengono mosse? Era veramente omosessuale e per questo avrebbe contratto l’AIDS, che poi lo ha portato alla morte? Che segreti nasconde la vedova di Arafat?

Per capirlo partiamo da lontano. Siamo nel 1970, a Mosca c’è una sezione del KGB che si interessa esclusivamente di appoggiare il terrorismo arabo. Da mesi hanno puntato gli occhi su un oscuro ingegnere edile egiziano di nome Rahman al-Qudwa, nato al Cairo nel 1929. Rahman al-Qudwa, laureato all’Università del Cairo, ha prestato servizio militare come ufficiale nell’esercito egiziano durante la campagna di Suez nel 1956. Smessa la divisa è diventato un ricchissimo uomo d’affari aprendo un redditizio business con il Kuwait ed entra in politica formando una organizzazione terroristica (al momento piccola ma che in pochi anni diverrà enorme). Quella organizzazione prende il nome di OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Però ha due difetti: le macchine di lusso e i bambini maschi. Sarà in particolare questo ultimo difetto a far cadere Rahman al-Qudwa nelle mani degli agenti russi che lo riprendono durante alcuni rapporti sessuali con bambini (alcuni anche violenti) ricattandolo per tutto il resto della sua vita. Alla morte di Gamal Abdul Nasser, avvenuta nel 1970, Rahman al-Qudwa, diventa il maggiore referente per il Cremlino in Medio Oriente mentre la sua organizzazione, grazie agli aiuti russi, cresce a dismisura. Rahman al-Qudwa altri non è che Yasser Arafat.

A raccontare tutto questo e in particolare della incredibile voracità sessuale di Arafat è l’ex capo dell’intelligence rumena, il generale Ion Mihai Pacepa. Nel libro “Orizzonti rossi” Pacepa definisce Arafat un “omosessuale pedofilo vorace”. Secondo Pacepa è proprio questo difetto a trasformare Arafat in una “marionetta del Cremlino”. Gli agenti russi lo hanno ripreso in decine di incontri con giovanissimi bambini, tanti non consenzienti, qualità che sembra eccitasse moltissimo il porco Premio Nobel per la Pace. Non per niente sempre Pacepa quando parla di Arafat sostiene che era “sangue e sporcizia tutti insieme in un solo uomo”.

Voglio deliberatamente sorvolare sulla propensione omicida e genocida di Arafat e sulla sua lampante bramosia di denaro, ne parlano persone più adatte di me a farlo, vorrei invece concentrarmi sull’aspetto omosessuale e pedofilo del terrorista arabo per eccellenza, due cose cioè che proprio gli arabi detestano tantissimo e che in alcuni Paesi musulmani può portare alla pena di morte.

Arafat era senza dubbio omosessuale, e qui ci sarebbe poco da ridire se non fosse che prima di essere un omosessuale era soprattutto un voracissimo pedofilo. A rivelarlo è un giovane arabo abitante nella West Bank il quale subito dopo la morte del terrorista ha fatto un vero e proprio “outing” rivelando come Arafat avesse violentato lui e decine e decine di bambini arabi alcuni dei quali poi, come il protagonista del racconto, divennero le sue personali guardie del corpo. L’uomo fu costretto a fuggire dalla Cisgiordania dopo le sue rivelazioni e ora vive in Europa dove si sta curando dopo aver contratto l’AIDS. Secondo il ragazzo sarebbero decine i contagiati da Arafat, molti morti e molti ancora in vita.

Ma c’è un fatto, per lo più sconosciuto (o dimenticato) che rende l’idea del “mostro Arafat”. Nel 1974 (era il 15 maggio) tre terroristi della OLP attraversano il confine tra Libano e Israele e arrivano nella cittadina israeliana di Ma’alot dove uccidono a sangue freddo due genitori e il loro figlio prima di sequestrare la scuola locale con più di 100 bambini. Per la loro liberazione vogliono il rilascio di un certo numero di terroristi arabi detenuti in Israele. Ma non è tutto qui. Hanno l’ordine diretto di Arafat di sequestrare alcuni bambini e di portarli con se in Libano dove ha sede l’OLP. Il “mostro” li vuole per il suo divertimento e quale sfregio a Israele sarebbe poter violentare bambini israeliani? Il piano fallisce con l’intervento dell’esercito israeliano. I terroristi però prima di capitolare lanciano bombe a mano sui bambini e sparano direttamente su di loro. E’ una strage. Muoiono 25 persone, 21 di loro sono bambini (la lista delle vittime in coda all’articolo perché mi sembra giusto ricordarle). Si dice che Arafat fosse furioso, non per il fallimento della liberazione dei terroristi arabi ma perché “voleva quei bambini”.

Nonostante tutti siano a conoscenza di queste cose ancora oggi Arafat, il mostro pedofilo, viene idolatrato dagli arabi quasi come fosse un santo. Non solo, a completare l’infinita vergogna gli hanno dato anche il Premio Nobel per la Pace, primo caso nella storia in cui questo premio viene conferito a un pedofilo seriale oltre che a un assassino. E a chiudere il cerchio orribile di questa storia c’è Suha Arafat, moglie del defunto terrorista, da sempre a conoscenza delle porcherie del marito e che proprio grazie a queste porcherie tiene in mano politici e dirigenti della ANP (ex OLP). Davvero un quadretto idilliaco.

Ion Mihai Pacepa racconta che dopo essere venuto a conoscenza di questi fatti ogni volta che Arafat gli fosse vicino o era costretto a stringergli la mano, appena possibile correva a farsi una doccia tanto era lo schifo che provava per questo mostro. E ancor qualcuno lo chiama “statista”.

In ricordo dei 21 bambini uccisi a Ma’alot – Ilana Turgeman. Rachel Aputa. Yocheved Mazoz. Sarah Ben-Shim’on. Yona Sabag. Yafa Cohen. Shoshana Cohen. Michal Sitrok. Malka Amrosy. Aviva Saada. Yocheved Diyi. Yaakov Levi. Yaakov Kabla. Rina Cohen. Ilana Ne’eman. Sarah Madar. Tamar Dahan. Sarah Soper. Lili Morad. David Madar. Yehudit Madar

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

5 Comments Lascia un commento

  1. la verità è troppo scomoda per chi non la vuole riconoscere, e quando ci sono di mezzo tanti soldi cercare di nasconderla è più fruttuoso…..per fortuna c’è chi non dimentica.

  2. la verità non si costruisce sul “si dice che…”. La verità è qualcosa di esistente che deve essere dimostrata. Potrebbe essere un articolo interessante ed utile se supportato da fatti dimostrabili ma questi mancano. Il che fa del tuo articolo un ragionamento soltanto tuo e frutto della voglia di scrivere qualcosa. Riscrivilo e cita le fonti e i documenti. — Per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani dovresti sapere che le persone si uccidono più con le parole che con la spada. Buona fortuna.

  3. @ Roberto. Sarebbe bastato leggere l’articolo per capire che la fonte e il generale Ion Mihai Pacepa cioè l’ex capo dei servizi rumeni. Mica INFOPALLA.
    La realtà per voi pacivendoli è che quando si va a toccare una icona (che per altro a rubato centinaia di milioni di dollari ai palestinesi, ma anche questo “si dice”) come Arafat cercate sempre il pelo nell’uovo.
    Che Arafat fosse un porco è noto a tutti meno a quelli che gli hanno dato il Nobel per la Pace. Diciamo che il generale Ion Mihai Pacepa ribadisce quello che tutti sapevano.

  4. facile, facilissimo, addirittura naturale. come al solito le verità degli uni si manifestano dopo la morte degli altri. il rumeno, se avesse avuto dignità, doveva parlare prima. ora sono tutte balle.

  5. a tutti I pacivendoli, ( bello questo termine ) chiedo, siete mai stati in medio oriente, non come turist, i ma per lavoro, come ci sono stato io, se sì, avete cercato ” permeare ” il tessuto umano arabo e non vi siete accorti di che panni vestono, attenzione che propio voi che vi professate loro amici sarete I primi a ricevere sgradite sorprese.

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